Mensa slow: si può fare! La sensazione che si respira è quella dei momenti topici: nella crisi è possibile dare una svolta in positivo a temi rimasti congelati, a volte incrostati, che sembravano irrisolvibili per sempre? Uno scossone come quello che la scuola sta vivendo è esattamente l’occasione per cambiare molte delle situazioni che sono sotto gli occhi di tutti da tempo, necessitano di una nuova visione, attualizzata sulle sfide del mondo che verrà e che determinerà la qualità della vita delle nuove generazioni.

Sì, perché la scuola, diritto costitutivo inalienabile, ha nelle sue viscere la sintesi dei grandi temi che sono alla base della discussione politica odierna: nuovi modelli economici, culturali che oggi vengono solo sfiorati in un piano didattico obsoleto in cui è necessario rivedere pesantemente la visione a lungo termine. Le agitazioni di questi giorni dimostrano come la consapevolezza su questo tema da parte di insegnanti, studenti e genitori va ben oltre il problema sicurezza e pandemia.
Ciò nonostante in questo contesto la mensa scolastica viene considerata come di consueto, poco, soprattutto nell’ottica di voler contestualizzare il momento a tavola, come parte integrante e necessaria dell’educazione offerta agli studenti, concetto questo alla base della mensa come è stata concepita alla sua nascita.

Mangiare e basta, mangiare per nutrirsi, mangiare per imparare, mangiare nella consapevolezza di essere parte attiva di un sistema globale che influisce sul futuro del pianeta, mangiare per stare bene con gli altri, mangiare perché è un piacere, questi sono i luoghi che andrebbero coltivati a cominciare proprio dal più basico dei diritti, mangiare per nutrirsi, e che riguarda un milione e duecentomila bambini che solo a scuola riescono a poter disporre di un pasto completo al giorno, i bambini che vivono in povertà assoluta e che drammaticamente aumentano ogni anno di più.

La fotografia delle mense italiane ci presenta esempi possibili, purtroppo poco conosciuti, anche ispirati ai principi di Slow Food dove il cibo per tutti è buono, pulito, giusto e dove il ruolo educativo della mensa diventa la forza del progetto stesso e sviluppa quella necessaria democraticità che il pasto uguale per tutti, crea.
Immaginate una mensa scolastica dove i bambini sono coinvolti nelle preparazioni, dove mangiano piatti da materie prime biologiche se non biodinamiche locali, dove la pasta è artigianale e prodotta con grani tradizionali, dove l’extravergine locale viene usato per tutte le preparazioni, dove il pesce azzurro é stagionale e locale, dove i produttori coinvolti assumono nuovo personale per garantire la qualità richiesta e creare così nuovo sviluppo locale?

Svizzera? Svezia? No, Italia, Comune di Bagno a Ripoli a due passi da Firenze, dove la mensa slow è così integrata nel piano formativo che i bambini vivono il momento del pasto con gioia e partecipazione perché si sentono protagonisti al punto di pretendere lo stesso menù, la stessa qualità anche a casa mettendo in moto una situazione così virtuosa che vede i genitori a rifornirsi dagli stessi produttori locali e innescare un rapporto tra famiglie e produttori che sembrava dimenticato, in un mercato agricolo organizzato dalla scuola stessa.

Non si butta via niente perché il cibo è così buono, così vissuto dai bambini che mangiano tutto e la scuola può esibire uno degli indici di spreco più basso d’Europa.
Ma non è solo la virtuosa Toscana a poter esibire esempi così riusciti. Nel Comune di Caggiano, in provincia di Salerno,è il sindaco stesso a dare vita ad una comunità del cibo creata tra genitori che sono anche produttori e cuochi, bambini e scuola innescando benessere e sviluppo locale, ribadendo la vocazione agricola del territorio, riportando dignità anche nel concetto stesso di lavoro agricolo, ponendo la mensa al centro di un sistema sociale ed economico, educativo e culturale.
Il progetto prevede che i prodotti che vengono usati per la preparazione dei pasti provengano dalle famiglie di alunni che sono produttori agricoli.
Ecco che verdure, formaggi, olio extravergine di oliva, pomodori per la passata di pomodoro sono ancor più che a chilometro zero perché vengono prodotti negli orti famigliari. Ad esempio per l’olio d’oliva all’atto della molitura delle olive, i genitori degli alunni, che fruiscono del servizio mensa, lasciano presso uno dei frantoi locali (che aderisce all’iniziativa) una quota parte, pari a 2 litri di olio extravergine di oliva, per ciascun figlio che usufruisce del servizio mensa.
Basterebbe aver semplicemente voglia di replicare, nei tanti piccoli comuni di cui l’Italia è fatta, e così poter ripensare alla mensa che tutti vorremmo.

* Delegata Slow Food progetto mense scolastiche