In molti dei messaggi di cordoglio che salutano per l’ultima volta Carla Nespolo il sostantivo «memoria» ricorre vicino alla parola «presente». Potrebbe sembrare un ossimoro e invece l’accostamento restituisce un aspetto importante di come la prima presidente donna dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia ha interpretato il suo ruolo. «La capacità di progettare un mondo migliore partendo da una situazione tragica è una cosa che possiamo imparare dalla lotta partigiana», disse nella sua ultima intervista al manifesto. Era il 24 aprile scorso, nel pieno del lockdown.

Evitare di ridurre la «memoria» a oggetto da museo ma usarla invece come strumento di battaglia ha portato Nespolo a scontrarsi con i mali del presente. In primo luogo quel razzismo che ha visto diffondersi e crescere nei tre anni della sua presidenza. «Il razzismo è la radice del nazismo e del fascismo», ripeteva. Per questo non ha esitato a schierarsi contro i decreti sicurezza e gli accordi con le milizie libiche. «Dopo la sparatoria contro i migranti a Macerata organizzammo insieme la manifestazione “Mai più razzismi-Mai più fascismi” – dice la presidente dell’Arci Francesca Chiavacci – Per l’Anpi non era scontato costruire quella piazza, è stato un ampliamento della sua mission che testimonia la coerenza e la generosità della figura di Carla Nespolo».

Carla Nespolo

A promuovere la mobilitazione c’era anche Libera contro le mafie, che per bocca del suo fondatore Don Luigi Ciotti afferma: «La tua memoria è già da oggi per noi di Libera e del Gruppo Abele impegno. Impegno a esistere per resistere, per ribellarsi all’agonia di vite prive d’ideali, sedotte dagli idoli del “mercato” e complici indirette delle sue ingiustizie».

 

«Mi chiese molte cose su Riace e disse che era dalla mia parte contro il torto giudiziario che avevo subito, perché come partigiani stavamo prendendo parte a una causa in di umanità. Ci lasciammo con la promessa che un giorno sarebbe venuta a Riace», ricorda Mimmo Lucano. All’ex sindaco del borgo calabrese famoso in tutto il mondo per il modello virtuoso d’accoglienza fu consegnata la tessera onoraria Anpi il 17 novembre 2018, a Torino, proprio da Nespolo. Un mese e mezzo prima era finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento del servizio di raccolta rifiuti in un’inchiesta della procura di Locri che successivamente si è sgretolata da tutti i lati.

La cerimonia, a cinque mesi e mezzo dall’insediamento al Viminale di Matteo Salvini, assunse una forte connotazione politica e di denuncia. Le destre si infuriarono. Quel giorno a ricevere l’onorificenza c’erano anche Ugo Nespolo, artista e cugino della presidente, e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano ucciso dai carabinieri il 22 ottobre 2009. «Di Carla Nespolo porterò sempre nel cuore il ricordo della telefonata con cui mi annunciò l’assegnazione della tessera onoraria – dice Cucchi – Non dimenticherò mai la sua vicinanza e il lungo applauso della platea il giorno della cerimonia. Quel calore fu una conferma che eravamo sulla strada giusta e soprattutto che non eravamo soli».

Altra fondamentale battaglia in cui Nespolo non ha risparmiato energie è stata quella contro le organizzazioni neofasciste dell’oggi, contro i loro luoghi e la loro stessa esistenza. Recentemente aveva insistito nel chiedere la chiusura delle sedi di Casapound della capitale: quella di via Napoleone III, all’Esquilino, e quella di via delle Baleniere, a Ostia. La presidente Anpi doveva aver capito che a Roma succede qualcosa di strano se è vero che negli ultimi anni le uniche nuove occupazioni a non essere state immediatamente sgomberate sono quelle dei fascisti: Forza Nuova in via Taranto (2016) e Casapound sul litorale (2020). Quest’ultima avvenuta addirittura in pieno lockdown e all’interno di un’area militare. «Ha avuto il grande merito di unire la memoria del passato, dei caduti, dei partigiani all’attualità – dice Fabrizio De Sanctis, presidente dell’Anpi provinciale di Roma – Per questo ha sostenuto senza condizioni la battaglia contro le occupazioni fasciste e quella per lo scioglimento delle organizzazioni di Forza Nuova e Casapound. Battaglie che non sono concluse e non lasceremo cadere».