Nel 1938, prima di raggiungere Gerusalemme in fuga dalla Germania nazista, Martin Buber scriveva: «noi ebrei siamo una comunità basata sul ricordo, questo ci ha tenuti uniti e ci ha permesso di sopravvivere». Parole destinate ad acquisire un significato ancora più forte e tragico mentre si metteva in moto la macchina di morte che avrebbe cercato di cancellare l’ebraismo dall’Europa.

Eppure, se la tradizione ebraica è caratterizzata dall’imperativo categorico «zachor», «ricorda», ci sono figure nelle quali questo filo inestricabile con il passato non ha mai smesso di intrecciarsi con altrettanta determinazione con il presente. È il caso di Carla Di Veroli scomparsa ieri nella sua casa del quartiere della Garbatella a Roma a soli 59 anni.

Esponente della comunità ebraica, delegata alla Memoria del Comune durante la giunta Marino, assessora nell’VIII municipio, Carla era nipote di Angelo Di Veroli, partigiano di «Giustizia e libertà», mentre sua zia, di cui avrebbe a lungo trasmesso il ricordo incontrando le scolaresche e accompagnando i giovani nei Viaggi della Memoria, era Settimia Spizzichino, l’unica donna della retata del 16 ottobre ’43 nel ghetto di Roma a fare ritorno da Auschwitz.

Solo pochi mesi fa, nel centenario dalla nascita di Settimia – scomparsa nel 2000 -, «la giovane ribelle di Via della Reginella» come amava ricordarla, Carla Di Veroli aveva scritto su Shalom come incontrando i giovani «ciò che più mi sta a cuore è insegnare loro a riconoscere i sintomi di una società che si ammala, di aiutarli a “contestualizzare”, fornendo gli strumenti per non rimanere indifferenti».

Nella stessa occasione aveva ricordato così la perdita di quella figura così importante, non solo per lei. «Il mondo aveva perso una grande testimone. Sognai di essere in Polonia, di non riuscire a trovarla, di cercarla ovunque finché ricevetti una sua telefonata: “Zia, ma dove sei? Mi hai lasciata sola in questo paese, senza portare con te la tua valigia! È pesante…”. E lei rispose: “Lo so, ma da oggi dovrai portarla tu. Da quella notte porto con me la sua valigia. Con grande fatica. E orgoglio».

A dare l’annuncio della morte di Carla Di Veroli, un messaggio di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma che ha scritto: «Piangiamo una grande donna, combattente e coraggiosa e con un immenso cuore ebraico». Messaggi di cordoglio sono arrivati, tra gli altri, anche dal Presidente del Municipio Roma VIII, Amedeo Ciaccheri, da Roberto Gualtieri, Carlo Calenda, Massimiliano Smeriglio e dalla sindaca Virginia Raggi.