Almeno questi ultimi mesi sono stati utili come corso accelerato di neoliberismo. Il panorama internazionale ha mostrato il primato degli affari a tutti i costi, una folata di scelte che ne ha spazzati via migliaia pur di non abbassare il pil. Perfino il ritorno all’aria e alle acque pulite per mancanza di inquinamento è stato accolto come luttuosa indicazione di crollo degli affari, così come è stato annunciato come disastroso il record negativo dell’industria automobilistica e il ritorno delle api ha fatto rabbrividire gli amministratori delegati.

Ma di un prodotto di consumo in particolare, «le mascherine» è stato fatto un gran parlare continuo e sfibrante e a queste chiacchiericcio ci associamo volentieri. Delle mascherine si sono sviscerate tutte le proprietà, si sono potute studiare le tecniche di vendita, l’accumulazione fuorilegge, l’obbligo di certificazione, la diversa simbologia numerica, la consistenza, l’indosso noncurante.

Dietro una denominazione frivola e carnevalesca si cela una salvifica promessa di immunità. Ma è stata anche un’occasione di umorismo, visto il continuo martellare sullo stesso argomento per giorni e giorni senza arrivare a conclusione, per più di due mesi di seguito di seguito, dall’orgoglioso rifiuto a indossarla (no mask), all’esposizione della mercanzia nelle differenti versioni, alle creazioni supercostose degli stilisti, ai contrordini – basta un foulard, basta anche inserire un swifter tra due pezzi di stoffa – controllare la certificazione, riconvertire fabbriche, sequestrare prodotti taroccati, farsi ridere in faccia dai farmacisti.

Insomma un grande gioco di società che ha avuto la funzione di concentrarsi su un falso problema invece di prendere coscienza di un sistema produttivo malato che della pandemia è stata la causa.

Così proponiamo, nella ripartenza, un «Ballo in maschera», il gioco dei prototipi cinematografici, in cui far riemergere il lato fanciullesco (da Zorro a Star Wars a Batman) oppure l’acculturato (le inquietanti atmosfere horror derivanti dalla letteratura), il raffinato e il simbolico, lo psicanalitico e il rituale. E in più la natura stessa degli studios holywoodiani, il passaggio di testimone della commedia dell’arte con Pulcinella in testa a rallegrare per quanto possibile i malati della peste napoletana, nel film scritto e mai realizzato da Rossellini. Mettiamo poi in evidenza alcune personalità artistiche contemporanee, le considerazioni profonde sull’identità di genere e le origini mitologiche di gesti contemporanei, il significato più recondito della cosmesi che rimanda al cosmo.
Ma non tutto è maschera.