Cultura

La maschera del rimorso

La maschera del rimorsoCarlo Previtali "Vizi Capitali"

Romanzi L'ultimo libro surreale di Giordano Tedoldi, "I segnalati", per Fazi editore

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 23 ottobre 2013

C’è, ne I segnalati (Fazi editore, pp. 380, euro 17,50) di Giordano Tedoldi, un emblematico scambio di battute tra l’anonimo protagonista e Giovanni, imberbe e talentuoso suonatore di flauto. L’argomento del dialogo è l’opera dello zio del ragazzo, l’eccentrico compositore Spitta-Sordello: «Ho dato un’occhiata alla partitura del pianoforte.» «Ci hai capito qualcosa?» «Mi è sembrata musica scritta per nessuno. Nemmeno per se stesso. Musica scritta per una sala da concerto demolita.» Leggendo I segnalati si può avere, a tratti, la stessa impressione.
I temi del romanzo – l’amore, il senso di colpa, la convocazione del destino, la musica – si intrecciano e sovrappongono nella giga delle pagine. La trama è sfrangiata e fluttuante. La scrittura flirta con una gamma di generi che va dal fantasy all’horror, dalla tragedia al romanzo gotico. E i personaggi affiorano dalle righe schiacciati come maschere grottesche dal peso delle loro monomanie e amputazioni interiori. Niente di più facile, dunque, che davanti a tutto ciò il fruitore di romanzi tradizionali possa trovarsi spaesato.
Ma facciamo un passo indietro e ripartiamo dall’inizio. Il sipario de I segnalati si leva su un incidente: nel rimproverare un gruppo di ragazzi che rumoreggia sotto la sua terrazza, Fulvia lancia un secchio a mo’ d’intimidazione. Nel parapiglia che ne segue uno dei giovani, Ruggero, inciampa, batte la testa sul marciapiede e muore. Il senso di colpa s’insinua in Fulvia devastandola e investendo come una slavina il rapporto col fidanzato, che quanto a turbe e fisime non ha nulla da invidiarle, e quello con la famiglia altrettanto sconvolta del defunto.
Da qui, senza troppi convenevoli ma con la brusca fluidità di apparizioni oniriche, irrompe nella storia un manipolo di personaggi bifidi: oltre ai già menzionati Giovanni e Spitta-Sordello, un greco appassionato di antichi strumenti musicali, un falso gesuita, una donna ossessionata dalla vecchiaia e mezza maga, un giovanissimo e spietato marchettaro. Per le vie e i palazzi di una Roma altoborghese ritratta nel suo cipiglio decadente e poi in un’assolata e insieme claustrofobica – ma qualsiasi ambiente, ne I segnalati, sprigiona un’atmosfera opprimente e angosciosa – villa di campagna, il racconto scantona per vicoli surreali e visionari con la comparsa di un misterioso pugnale magico, riti esoterici, reincarnazioni.
Fin dal suo esordio con la raccolta di racconti Io odio John Updike (Fazi Editore, 2006) Tedoldi aveva sfoggiato, oltre a un già invidiabile talento narrativo, la sua predilezione per personaggi obliqui, dissestati, e tutti deformati dalla spinta centripeta di un’ossessione. Che sia la passione per le auto di lusso o gli scacchi (Io odio John Updike), l’invasamento neonazista o sadomaso (Deep Lipsia, Amazon 2012), l’assillo di un rimorso o la melomania (I segnalati), i personaggi tedoldiani si aggrappano tutti al ramoscello di un’idea fissa che arresti la caduta nel vuoto delle loro vite. Nei racconti d’esordio, tuttavia, la narrazione procedeva ancora per blocchi omogenei. La verosimiglianza di eventi e figure, per quanto stralunate, non era messa in discussione. E, insomma, la scrittura di Tedoldi scorreva nell’alveo dei canoni realisti. Ma già in Deep Lipsia, sua seconda prova narrativa, lo scrittore romano ha iniziato a spingere sul pedale della psicopatia. Il tratto maniacale dei personaggi è accentuato. Le maschere tedoldiane, sformate e spigolose come ritratti espressionisti, si muovono e agiscono in maniera automatica o confusa. L’evoluzione stilistica più cospicua sta tuttavia nel fatto che la componente alienante, che nell’opera di debutto era confinata nei contorni dei personaggi, sembra qui tracimare e contagiare la scrittura.
La prosa di Deep Lipsia prima e de I segnalati poi ha, infatti, un andamento paranoico. L’autore può mostrare diffidenza o trascurare la plausibilità di un evento per prestare fede a una situazione fuori dal normale o al delirio di un personaggio. Oppure, con la stessa logica di una lente deformante, ingigantire dettagli apparentemente secondari – la descrizione di un oggetto, il sentimento sprigionato dall’ascolto di una melodia – e tenere in ombra o mutilare connessioni o eventi significativi.
Di qui un monstrum narrativo difficilmente collocabile negli scaffali di libreria e su cui non risulta facile mettere a fuoco un giudizio definitivo. Indiscutibile, però, è l’audacia con cui Tedoldi va scavandosi una nicchia nuova e personale nella narrativa odierna, e che fa de I segnalati un oggetto letterario con cui sarebbe bene fare i conti.

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