Le Forze armate sono al servizio degli interessi commerciali dell’industria della difesa italiana nel promuoverne l’export? Sembra proprio di sì.

LA FREGATA MARGOTTINI della Marina è partita per il Medio Oriente e sarà anche una vetrina dell’industria della difesa italiana. La crociera rappresenta, si legge nel sito della Marina, «un’importante occasione per promuovere in modo integrato il “Sistema Paese”, affiancando e supportando le attività di importanti rappresentanti dell’industria nazionale per la difesa come Fincantieri, Leonardo, Mbda ed Elettronica, la cui collaborazione con la Marina Militare e la Difesa ha reso possibile la stessa campagna».

La nave parteciperà alla fiera delle armi di Abu Dhabi (Idex 2019) e ciò «dimostra l’attenzione della Marina militare – secondo il sito – verso gli sviluppi tecnologici e il ruolo che ricopre nelle collaborazioni con l’industria nazionale nella progettazione e realizzazione di piattaforme e sistemi avanzati quali le unità della classe Fremm». La nave andrà anche in Arabia saudita a Dammam e a Kuwait City.

IL VIAGGIO INTERESSA Paesi tra i principali acquirenti di armi dell’Italia, ma anche quelli coinvolti nella guerra in Yemen che ha prodotto immani lutti e rovine e dove l’Arabia saudita ha anche utilizzato bombe prodotte in Sardegna. Non solo: a marzo si terrà il primo Saudi Air Show a Riyadh, importante esposizione con la partecipazione delle principali industrie aeronautiche, comprese alcune società italiane: Leonardo, AgustaWestland, Elettronica e Mbda. Evidentemente il governo «del cambiamento» pensa in questo modo di rilanciare il Paese scegliendo di non utilizzare la leva degli aiuti militari per imporre il rispetto di quei diritti umani che, soprattutto in Arabia saudita, sono inesistenti.

ANCHE CON L’ESECUTIVO giallo-verde sembra siano le grandi aziende statali delle armi e dell’energia a guidare la politica estera italiana. Del resto, anche l’Aeronautica ha fornito supporto all’industria: a fine 2018 si è svolta un’analoga missione dell’Aeronautica militare in Kuwait, Bahrein e Qatar.
«Il tour – si legge nel sito dell’Aeronautica – organizzato in collaborazione con Leonardo Spa si pone a coronamento di programmi di cooperazione internazionale rivolti in particolare al settore dell’addestramento e della formazione, che la Difesa e l’Aeronautica Militare hanno da tempo avviato con tali Paesi».

NON È ACCETTABILE questa sponsorizzazione, tanto più che la normativa vigente vieta le vendite a Paesi belligeranti. Le vendite di armi all’Arabia saudita, tuttavia, sono state pari (secondo i dati ufficiali governativi) a 427 milioni di euro nel 2016 e a 52 milioni nel 2017; agli Emirati arabi 59 milioni nel 2016 e 29 milioni nel 2017; al Kuwait, grazie alla vendita di 28 aerei Eurofighter, ben 7,7 miliardi di euro nel 2016 e 2,9 miliardi nel 2017.

IL GOVERNO ha anche consentito la partecipazione di Leonardo e Fincantieri, due aziende peraltro pubbliche, alla fiera delle armi del Cairo di fine 2018, nonostante l’assassinio di Giulio Regeni. I 5Stelle hanno cambiato drasticamente opinione: da opposizione erano contro il commercio di armi verso Paesi in guerra o retti da regimi liberticidi, ma ora non creano problemi.

OCCORREREBBE un sussulto di dignità della politica: è necessario troncare i rapporti militari con i Paesi in conflitto, dando concreta attuazione alla legge e alle mozioni del Parlamento europeo che si è espresso per porre fine alle vendite di armi ai sauditi. I sindacati dovrebbero rilanciare la riconversione dell’industria militare verso il civile, per migliorare la qualità della vita invece che inventare armi sempre più distruttive.