Riprende il mare stamattina da Palermo Mediterranea saving humans, la piattaforma italiana che, con la nave Mare Jonio, opera nel Mediterraneo per documentare e denunciare le violazioni dei diritti dei migranti.

«Abbiamo fatto tutti i lavori di adeguamento che ci sono stati richiesti – spiega Alessandra Sciurba -, abbiamo passato quattro ispezioni della Capitaneria di porto, possiamo tornare in mare senza alcuna restrizione. Se ci imbatteremo in un naufragio non ci sottrarremo all’obbligo di soccorso». Il rimorchiatore, con 41 anni di navigazione alla spalle, è stato reso più confortevole in modo da essere al meglio delle possibilità. Più spazio all’accoglienza di eventuali passeggeri, più stiva per abiti, cibo, carburante in modo da rendere più lunghi i periodi di permanenza in mare, migliorato il sistema di comunicazione e radar.

«Le spese sono molto alte, solo il pieno ci costa 85mila euro, l’equipaggio è assunto con il contratto sindacale dei marittimi. Abbiamo organizzato il crowdfounding più veloce d’Italia, con 580mila euro raccolti dal 4 ottobre».

Questa settimana saranno da soli a pattugliare il Mediterraneo, in attesa di essere raggiunti dalle Ong Sea watch e Sea eye, e si riproporrà l’atteggiamento ostile del governo, fermo sulla politica dei porti chiusi: «Eventuali naufraghi – conclude Sciurba – saranno sbarcati solo in porti sicuri, in paesi cioè che rispettano le convenzioni internazionali. Ci sono problemi non solo in Libia ma anche a Malta, dove i migranti salvati e in attesa di ricollocamento spesso vengono tenuti in centri di detenzione, inclusi i minori. Le inchieste aperte dalle procure italiane, e finite tutte in un nulla di fatto, dimostrano che le Ong operano nel rispetto del diritto internazionale e del mare, della costituzione e delle convenzioni».