Hande Kader era diventata l’icona del movimento lgbt in Turchia. I fotografi l’avevano immortalata al gay pride dell’estate 2015, a Istanbul, mentre resisteva alla repressione della polizia: una giovane transessuale di 22 anni contro l’«ordine» del sultano Recep Erdogan, che non tollerava quel genere di manifestazione blasfema nel mese del Ramadan. Lo scorso agosto è stata uccisa, in circostanze non ancora chiarite e che difficilmente si chiariranno. A lei è idealmente dedicata la Trans freedom march, il corteo per i diritti e le libertà delle persone transessuali, giunto alla terza edizione, che attraverserà oggi pomeriggio le strade di Torino (partenza ore 16,30 da Piazza Vittorio Veneto).

La manifestazione è solo l’evento principale fra una serie di appuntamenti che si svolgono nel capoluogo in occasione della giornata internazionale in memoria delle vittime della transfobia: ad organizzare è il Coordinamento Torino pride, con patrocinio di comune e regione (oggi sfilerà anche la sindaca 5stelle Chiara Appendino con famiglia e fascia tricolore»), e con il supporto di Cgil, Cisl e Uil.

Lo stesso drammatico destino dell’attivista turca è stato condiviso,fra ottobre 2015 e settembre 2016, da altre 294 persone in tutto il mondo, come rilevato nel rapporto stilato da Transgender Europe, rete internazionale per i diritti delle persone trans. Il primato lo detiene il Brasile, seguito da Messico e Stati Uniti. Nel Vecchio continente la macabra classifica è guidata da Italia e Turchia, con 5 morti violente in ciascun Paese. Statistiche che riguardano solo gli omicidi accertati, e dunque che vanno arrotondate per eccesso.

Dal 2008, cioè da quando si celebra il giorno della memoria delle vittime della transfobia, le morti violente di cui si è avuta notizia sono state 2264: anche nel computo assoluto gli stati europei dove la situazione è più grave sono gli stessi, Turchia (44 vittime) e Italia (32). Proprio alla situazione in questi due Paesi è dedicato il convegno in programma domattina (ore 9,30 Museo della Resistenza), che vedrà la partecipazione di due esponenti dell’organizzazione lgbt turca Pembe Hayat e dell’eurodeputato Daniele Viotti (Pd).

Obiettivi della violenza omicida – rivelano i dati di Transgender Europe – sono nella stragrande maggioranza dei casi le persone trans che si prostituiscono. E i più indifesi tra gli indifesi, in un intreccio di transfobia e razzismo, sono i migranti: in Europa, gli stranieri sono un terzo di tutte le vittime conteggiate dal 2008.

Nei nomi di Hande Kader e delle altre 294 trans uccise che verranno letti al termine del corteo torinese risuonerà forte la richiesta di giustizia, ma anche la ribellione alle discriminazioni, nella Turchia di Erdogan come ovunque. Non solo: la memoria delle vittime sarà anche rivendicazione orgogliosa della propria identità, contro chi riduce le vite delle persone trans a «devianza» da compatire, a malattia da curare o a fenomeno da baraccone.