«Tutti a Perugia», dice Beppe Grillo prima di salire sul camper e partire da Roma diretto verso capoluogo umbro. Tutti a Perugia per marciare assieme fino ad Assisi questa volta non per la pace, ma per fare pressione sul parlamento perché approvi il disegno di legge sul reddito di cittadinanza, uno dei cavalli di battaglia del M5S. «Venite tutti! Poco lavoro, molto tempo a disposizione e reddito di cittadinanza. Un mondo nuovo», è l’invito lanciato ieri dal leader.
All’inizio era nata come marcia contro la povertà, divenuta in seguito una marcia per garantire un reddito a quanti un lavoro non ce l’hanno o l’hanno perso e piazzata strategicamente a ridosso delle elezioni regionali . L’appuntamento è per oggi alle 12 a Perugia ai Giardini del frontone da dove si partirà verso Assisi marciando per 19 chilometri e fermandosi fuori dalla cittadina di San Francesco, dove l’arrivo è previsto per le 18. Niente diretta streaming («sei ore sono troppo, c’era il rischio di annoiare», spiegano i grillini) ma sono previsti veloci flash informativi lungo il percorso. «Sarà uno spettacolo straordinario, parleremo di tutto», ha assicurato ieri Grillo prima di salire sul camper.
Ad aprire il corteo ci sarà uno striscione con la scritta: «Tutti in marcia per il reddito di cittadinanza». Subito dietro Grillo insieme a Gianroberto Casaleggio, poi a seguire tutti i parlamentari del M5S, eurodeputati compresi, i portavoce, i candidati alle elezioni del 31 maggio e gli attivisti. Difficile fare numeri riguardo alla partecipazione: la marcia cade in un momento in cui sul M5S è caduta anche la tegola del Grillo-leaks che mostra tutte le divisioni del movimento, anche se va detto che i sondaggi continuano a premiare i grillini. Che, fedeli alla tradizione isolazionista imposta dai due leader, per oggi non hanno fatto nessun invito, anche a rischio di ritrovarsi a dover gestire un’iniziativa a dir poco sotto tono. Chi di sicuro non ci sarà è Pippo Civati, definito da Grillo «mezza calza». L’ex Pd, più interessato a raggiungere l’obbiettivo che alle parole di Grillo, non se l’è presa però più di tanto, al punto da augurarsi che «sulla questione del reddito minimo si possa ragionare su una proposta comune».

Un augurio, quello di Civati, che spiega bene le difficoltà di far avanzare la proposta. La strada per arrivare a una forma di reddito garantita è infatti tutt’altro che in discesa, nonostante il fronte favorevole sia ampio e vada dai grillini a Sel, alla minoranza del Pd per finire, fuori dal parlamento, con l’adesione garantita da Libera di don Luigi Ciotti, associazioni e movimenti. I tre disegni di legge in materia presentati da Sel, M5S e Pd sono fermi però da tempo in commissione Lavoro del Senato in attesa che si arrivi a un testo base unificato. La proposta del M5S prevede un tetto massimo di 780 euro vincolato però all’accettazione di un’offerta di lavoro da parte dello Stato. Dopo tre rifiuti di perde il diritto al reddito. La relativa copertura, stimata intorno ai 17 miliardi di euro, per i grillini potrebbe arrivare con una serie di tagli agli sprechi della pubblica amministrazione, alle pensioni d’oro e alle spese per gli armamenti. Ma anche, come ha spiegato tempo fa lo stesso Grillo sul suo blog, con un aumento dei canoni alle società petrolifere per la ricerca del gas e degli idrocarburi, con riduzioni alla deducibilità degli interessi passivi di banche e assicurazioni, l’aumento della tassazioni del gioco d’azzardo e l’acquisizione dell’8 per mille non destinato dai contribuenti. «Una delle più grandi menti della storia dell’economia – ha spiegato ieri Grillo – un gesuita che è quello che ha procurato il miracolo della germania che si chiamava Nell-Breuning, negli anni 50-60 era il consigliere di molti ministri, diceva che un terzo del lavoro serve a produrre danni, un terzo del lavoro serve per controllare e riparare i danni e solo un terzo del lavoro è utile. Concentriamoci su quel terzo lì».

La speranza adesso è che si possa arrivare al più presto a un accordo politico che possa sbloccare lo stallo presente in parlamento. «Ora davvero non ci sono più scuse: se Sel, Pd e M5S sono d’accordo su reddito minimo, si faccia subito la legge», ha scritto ieri su Twitter Nichi Vendola. «Ci sono milioni di persone che aspettano reddito minimo e dignità: deluderle sarebbe un vero delitto sociale».