La mappa del potere
Mostre «Colonia apócrifa»: una cartografia degli immaginari di dominio spagnolo in trecentocinquanta opere. A León, in diverse sedi
Mostre «Colonia apócrifa»: una cartografia degli immaginari di dominio spagnolo in trecentocinquanta opere. A León, in diverse sedi
È una mostra ambiziosa e complessa Colonia apócrifa. Imágenes de la Colonialidad en España non solo per la quantità di opere esposte (sono più di trecentocinquanta tra dipinti storici, installazioni, fotografie, video e film di centoventi artisti internazionali, presentate in tre diverse sedi espositive a León, il Musac, il Museo de León, e la chiesa di San Marcos), ma anche e soprattutto per le questioni che solleva sul colonialismo spagnolo. La rassegna indaga la rappresentazione e la costruzione dell’immaginario coloniale con riflessioni che hanno a che fare con la storia, la cultura, l’arte e la scena geopolitica dal XV secolo ad oggi.
L’occupazione coloniale non è mai solo territoriale e militare: è un sistema politico, economico e culturale che si serve di dogmi religiosi come l’evangelizzazione, e di stili artistici come l’orientalismo per legittimare il suo discorso di dominazione. «Il titolo Colonia apócrifasta a indicare sia il territorio fisico, sia gli individui dominati e amministrati seguendo un falso, apparente e presunto destino, tipico dello ‘stile coloniale’ spagnolo. Per questo motivo ho cercato di decostruire, seguendo le esplorazioni compiute dai cultural studies e dalla Postcolonial Critique, le cui analisi teoriche si occupano di alterità, differenza e subalternità, l’identità che era stata costruita artificialmente dopo la conquista dell’America e l’espulsione degli arabi e dei musulmani dal regno iberico tra il 1609 e il 1614, per cercare di mostrare quello che è stato omesso in quel prototipo ideale, in cui il cittadino spagnolo doveva essere bianco e cattolico», afferma Juan Guardiola, il curatore dell’esposizione.
Navigando intorno al mondo
I lavori in mostra non seguono una timeline storica quanto un percorso tematico con un display eterogeneo che raccoglie opere d’arte, film di finzione, documentari, manifesti pubblicitari, mappe, materiali d’archivio, articoli della stampa periodica. Tele di Francisco Goya o di Mariano Fortuny finiscono così per dialogare con autori contemporanei come Marcelo Expósito, Alexander Apóstol, Santiago Sierra, Iván Candeo, Raimond Chaves, Joan Fontcuberta, Nuria Güell, Mounir Fatmi, Carlos Motta, Antoni Muntadas, o Bruno Peinado.
Cartografia, archivio, conquista, storia, evangelizzazione, violenza, antropologia, orientalismo e cittadinanza sono le «aree» in cui le opere sono state suddivise per permettere una migliore navigazione e comprensione della mostra. Nella prima sezione chiamata «Cartografia» sono raccolte le mappe storiche di Abraham Ortelius e il mappamondo dipinto su pergamena agli inizi del Cinquecento da Juan de la Cosa, uno dei primi documenti in cui è raffigurato il continente americano, accanto a mappe delle ultime colonie spagnole (Cuba, Filippine, Puerto Rico, il Protettorato del Marocco, la Guinea ecuatoriale e il Sahara Occidentale).
Non è un caso che Colonia apócrifa cominci proprio con questa sezione perché le mappe descrivono il mondo, come del resto qualsiasi altro documento, in termini di relazioni di potere, di preferenze e priorità. Come scrive John Brian Harley in The New Nature of Maps: Essays in the History of Cartography , «iI cartografi producono potere. Creano un panottico spaziale. È un potere inscritto nel testo della mappa stessa. Possiamo parlare del potere delle cartine come abbiamo parlato di quello relativo alla parola e al libro, in quanto forma di cambiamento. In questo senso, le mappe fanno politica. Si tratta di un potere che interagisce e che è inciso nella conoscenza. Ed è universale». Negli imperi coloniali erano, infatti, i geografi a riunire le informazioni a raccogliere e a cartografare i dati raccolti, utilizzati in seguito da autorità istituzionali, strateghi militari, commercianti e uomini d’affari.
Sul tema della Conquista, oltre ai dipinti di Cornelis de Wael del 1600 e di Esteban March sulla cacciata dei mori dalla Spagna, la serie fotografica Plano de batalla di Bleda y Rosa documenta quanto siano mutati i luoghi in cui sono accaduti importanti eventi storici, che appaiono ora del tutto anonimi. Gli artisti utilizzano la macchina fotografica come uno strumento topografico in grado di riattivare lo spazio della memoria.
Ancora più puntuale è l’installazione site specific Vallas de la frontera en Ceuta y Melilla,1985-2014 del collettivo C.A.S.I.T.A. (Loreto Alonso, Eduardo Galvagni e Diego del Pozo), opera composta da infografiche che si sovrappongono ad alcune incisioni riguardanti la Guerra spagnola in Nord Africa (1859-1860). Gli interventi grafici visualizzano le barriere e le recinsioni esistenti oggi in quel territorio, per separare le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla dal Marocco. Un link tra presente e passato che sottolinea quanto le politiche economiche e legislative contemporanee siano intrecciate al controllo delle frontiere, zone fortemente militarizzate e sempre più controllate.
Altra installazione commissionata per la mostra, è Margen de error, del collettivo Declinación Magnética (Galvagni y Del Pozo, Aimar Arriola, José Bueso, Sally Gutiérrez, Julia Morandeira e Silvia Zayas) che fornisce una rappresentazione del racconto propinato agli studenti riguardo la conquista dell’America, sui libri di testo scolastici, non solo europei, ma anche sudamericani. Un dispositivo educativo che ha coinvolto una decina di studenti delle scuole secondarie, a cui Declinación Magnética ha proposto esercizi e spunti di riflessione sulle diverse interpretazioni elargite dai testi dei differenti paesi. Oltre al video di documentazione sono presenti i testi su cui hanno lavorato, selezionati tra più di centoventi libri di paesi, lingue e periodi storici lontani fra loro.
Una rassegna questa – chiusura il 6 gennaio – che avrebbe forse interessato il grande Aby Warburg. Colonia apócrifa. Imágenes de la Colonialidad en Españaè, infatti, una sorta di atlante iconografico in grado di sollevare questioni complesse che potranno essere approfondite nel simposio Península. Procesos coloniales y prácticas artísticas y curatoriales, che si terrà al Musac il prossimo primo e due novembre.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento