La manovra è una. Il primo aspetto da sottolineare è però la relazione tra la manovrina di 2 miliardi di euro per agganciare l’indebitamento netto della pubblica amministrazione per il 2013 e la Legge di Stabilità. La manovrina e la Legge di Stabilità saranno simultanee. Come dire, spezziamo la manovra (12 miliardi per il 2014, 26 in tre anni) in due parti per evitare all’opinione pubblica di comprenderne l’effettivo valore.

La parte fiscale della manovra si caratterizza, per le maggiori entrate, in un aumento della tassazione sulla rendita finanziaria dal 20 al 22%. A livello europeo è pari al 24%. Assieme a questo (giusto) aumento della tassazione sulle rendite finanziarie ci sarà un aumento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni relative ai prodotti finanziari. Sarà inoltre introdotta la Trise (tributi sui servizi comunali). Saranno due le basi imponibili: Tari (rifiuti) che sarà calcolata sulla superficie e Tasi (prestazioni indivisibili) con una aliquota dell’1 per mille o 1 euro per metro quadro, che si sommeranno alla aliquota Imu per la prima casa di pregio. La parte Imu è disponibile per i comuni, cioè possono scegliere l’aliquota. Un contributo alle casse dello stato arriverà anche dalle pensioni d’oro pari al 5% per gli assegni previdenziali maggiori di 100.000 euro, al 10% per gli assegni previdenziali superiori a 150.000 euro, al 15% per gli assegni previdenziali superiori a 200.000 euro.

La Cassa depositi e prestiti (Cdp) giocherà un ruolo fondamentale. Il demanio trasferirà immobili proprio alla Cdp per 525 milioni solo per il 2013, e per 1,5 miliardi di euro nel 2014 via Invimit (Investimenti immobiliari italiani), società di gestione del risparmio del Tesoro per la vendita degli immobili pubblici. Sono cartolarizzazioni.
La parte fiscale che interessa minori entrate riguarda il rafforzamento dell’Ace (la struttura patrimoniale dell’impresa, cioè gli utili reinvestiti) con una aliquota che passa dal 4,5% nel 2013, al 6% nel 2014; la riduzione del costo del lavoro di 2,5 miliardi, di cui 1,6 in capo al lavoro e 900 milioni in capo alle imprese e per quanto riguarda le banche dall’aumento della deducibilità in quote costanti per 4 anni per i crediti inesigibili dal 2013. Forse 20% per anno.

Le principali voci di contenimento della spesa pubblica sono interamente legate al blocco del contratto pubblico per tutto il 2014, unito al taglio del 10% degli straordinari, al taglio della spesa sanitaria (2,6 miliardi relativi alla spesa farmaceutica e ospedaliera, ma non nel primo anno), alla solita spending review in forma ridotta perché in parte realizzata dal taglio alla sanità e al pubblico impiego. Stimo che l’operazione relativa ai costi standard non possa arrivare oltre 1 miliardo di euro.

Gli Enti locali avranno un parziale alleggerimento del Patto di stabilità interno per il 2014: 1 miliardo per le spese relative a opere pubbliche, 500 milioni per fatture e Imu arretrati.

Relativamente alle misure a sostegno del reddito si possono segnalare: 100 milioni per i contratti di sviluppo a valere su 2014-15-16; la cassa integrazione in deroga con uno stanziamento di 600 milioni a valere sul 2014; il Fondo per la social card da 250 milioni a valere sul 2014.
Misure per lo sviluppo? Cercatele se siete capaci.