Nonostante ogni evidenza, il rivoluzionario cambiamento perseguito dal governo esiste davvero. Riguarda in particolare il suicidio politico dei 5stelle che hanno mietuto consensi su una posizione di rigorosa tutela del patrimonio immobiliare pubblico e che ora favoriscono la più grande svendita mai ipotizzata neppure ai tempi di Berlusconi-Tremonti. Si prevede un introito dalla vendita immobiliare pari a 950 milioni per il 2019. Nel triennio si ipotizza una svendita di oltre un miliardo e ottocento milioni. Se si pensa che Invimit, la società del ministero del Tesoro preposta alla valorizzazione e alla vendita, ha oggi un patrimonio immobiliare conferito pari ad un valore di 1,086 miliardi, si comprende come siano stati contabilizzati introiti superiori a quanto è già oggi in vendita. Una pura finzione, dunque, utile per diminuire il deficit ed avere il temporaneo assenso della commissione europea. Del resto, la finzione si misura anche nella cifra iperbolica di 17 miliardi di introiti per il 2019 (l’1% del Pil!) con le privatizzazioni di aziende pubbliche e di altri cespiti immobiliari contenuti nella manovra approvata alla Camera.

Ma, trucchi di bilancio a parte, con questa manovra si apre un grave rischio per il futuro del paese perché, come non si stanca di ricordare Paolo Maddalena, una nazione priva di base patrimoniale perde la propria sovranità. Da qui possiamo misurare il voltafaccia dei 5stelle: Maddelana era stato infatti molto corteggiato quando il movimento era all’opposizione del governo Renzi che, attraverso lo Sblocca Italia, aveva consentito l’ingresso dei fondi immobiliari e favorito oltre modo Cassa depositi e prestiti nella partita della vendita. Ora che sono al governo, incrementano l’ammontare della vendita e stanno pensando a un potenziamento delle possibilità di movimento di Cdp. Un tradimento delle posizioni programmatiche con cui erano state vinte le elezioni e un’altra vittoria per la Lega che – è bene ricordarlo – è da sempre favorevole alla distruzione della sovranità dello Stato poiché era forza di governo quando furono inventati Scip 1 e Scip 2, i veicoli tremontiani della svendita immobiliare poi naufragati nel fallimento.

E proprio da questo fallimento dobbiamo partire per comprendere la gravità di un recentissimo emendamento al bilancio. La vendita immobiliare dello Stato pur essendo andata comunque avanti, non ha raggiunto appieno i suoi scopi perché erano operanti norme urbanistiche di livello comunale che impedivano scempi e aumenti speculativi delle cubature esistenti. L’ennesima “manina” che perseguita il povero Di Maio, ha depositato un emendamento che per gli immobili oggetto di vendita dice testualmente «sono ammissibili anche le destinazioni d’uso e gli interventi edilizi consentiti per le zone omogenee in cui ricadono tali immobili».

Una “manona”, come si vede, perché cancella di fatto tutte le tutele che in sede locale erano state costruite per salvaguardare questi immobili rinviando ad una normativa generale nazionale del 1968 fatta oggetto in anni recenti di ogni sorta di liberalizzazione derogatoria.

Altro che le chiacchiere sulle regole. Si potrà vendere il patrimonio dello Stato e degli enti locali sulla base di norme derogatorie che permettono la demolizione e ricostruzione anche nelle aree storiche e di qualità urbanistica delle nostre città. Alcuni mesi fa a Roma è stato demolito un villino nello storico quartiere Coppedè, grazie alla congerie della legislazione derogatoria urbanistica di questi ultimi anni. Il tentativo di difesa dell’integrità dei luoghi per altre demolizioni in itinere si basava proprio su norme di tutela contenute nel piano comunale. Con l’emendamento che il governo intende approvare ciò non sarà più possibile.

Dietro alla finanziaria del governo legastellato c’è dunque il più grave tentativo di demolire l’identità delle nostre città a partire dalle proprietà pubbliche. Ed è forse per nascondere questa inedita vergogna che il vicepremier DI Maio si è affannato a dire ieri «che non saranno venduti i gioielli di famiglia». Saranno venduti eccome. Ed anche scempiati dalla famelica speculazione edilizia che detta ancora legge. Altro che cambiamento.