La mannaia del team anti-corruzione messo in piedi da Xi Jinping colpisce ancora e questa volta la «tigre» finita nella rete non è un funzionario con posizioni apicali in patria, perché la vittima in questione, Meng Hongwei, è stato il primo cinese a ricoprire la carica di capo dell’Interpol. Si tratta dunque di un fatto che ha un riverbero di natura internazionale e che non è detto possa favorire altri cinesi nel raggiungimento di importanti ruoli istituzionali a livello internazionale.

Meng Honwei era scomparso lo scorso settembre, in Francia a Lione, dove risiedeva. A darne lo notizia era stata, qualche giorno dopo, la moglie. Meng era dovuto tornare in Cina e al suo arrivo aveva mandato un messaggio alla moglie dicendole che si sarebbe messo in contatto appena possibile. Ma il testo conteneva anche l’emoticon di un coltello a indicare un rischio di cui Meng voleva mettere a conoscenza la moglie. Quest’ultima aveva infine denunciato la scomparsa del marito. Dopo qualche giorno dalla Cina era arrivata la notizia secondo la quale Meng sarebbe stato detenuto; per i funzionari di alto grado le procedure disciplinari del partito permettono una reclusione senza alcuna comunicazione all’esterno. Nel frattempo la moglie, Grace, ha chiesto asilo politico alla Francia e secondo i media cinesi avrebbe chiesto al presidente Macron di intercedere presso Xi Jinping durante la visita che il presidente cinese ha tenuto in Francia.

Meng era stato nominato al vertice dell’Interpol nel 2016, organizzazione che avrebbe dovuto guidare fino al 2020. Funzionario di alto livello, tra i sei viceministri del ministero della Sicurezza pubblica della Cina, Meng ha oltre 40 anni di esperienza e carriera all’interno del Pcc. A novembre l’Interpol ha eletto il sudcoreano Kim Jong-yang come nuovo presidente, dopo aver respinto un candidato russo perché ritenuto troppo vicino a Meng.

Due giorni fa il Partito comunista cinese ha reso nota l’espulsione di Meng, nonché la sua messa in stato di accusa per corruzione. Secondo le autorità disciplinari cinesi, Meng avrebbe abusato della sua posizione «per guadagno personale», sfruttando i fondi statali per finanziare lo «stravagante stile di vita» della sua famiglia. Accuse che dimostrerebbero una «grave violazione della legge e della disciplina» e un comportamento non consono «ai principi del partito».