Natalia Ginzburg – Vocazione scrittrice è un libro per ragazzi che ricostruisce la vita di una delle più significative scrittrici e intellettuali italiane del dopoguerra (La Nuova Frontiera Junior, pp. euro 13.50; il volume verrà presentato oggi a Salerno Letteratura, ore 18) e a scriverlo, con la grazia consueta, è Arianna Di Genova. Le illustrazioni sono di Giulia Rossi il cui tratto delicato nulla toglie alla precisione, mentre il viola si intreccia con forza alla narrazione.

LA VOCE NARRANTE del volume è proprio quella di Ginzburg e le parole dell’autrice della biografia, fingendo la confessione diaristica, si alternano alle citazioni tratte dai testi originali, segnalate da quel viola che alleggerisce la pagina e commuove; sarà per quella «musica orecchiabile della malinconia». Perché, spiega Di Genova, «tutto è profondamente malinconico in Natalia Ginzburg – le stagioni della natura e della vita, le città rappresentate, le case comprate, amate e abbandonate, i giardini deserti, i ricordi di infanzia e quelli della vecchiaia. Ma è una malinconia sobria, mai solo triste e grigia. A volte, è anche colorata, speziata, poetica. Una malinconia arcobaleno». Una malinconica misura, insomma, di cui la contemporaneità avverte la mancanza e che si offre ai ragazzi come una possibilità.

Cresciuta nell’ambiente dell’antifascismo torinese che spesso si sovrappone al mondo ebraico, Ginzburg prima di sposarsi si chiamava Levi e anche senza essere praticante il suo Lessico famigliare – con il quale vince il premio Strega nel 1963 – è ricco di riferimenti proprio alla parlata ebraica piemontese.

CON LA APPARTENENZA torinese condivide anche la sobrietà e il rigore – pure della scrittura – e il libro ne conserva e rispetta la timidezza. «Quando ero piccola – scrive Di Genova sotto le spoglie di Natalia – chiamavo il mio fantasticare ’parlare di notte’. Lo facevo in realtà durante il giorno, ma c’era sempre qualcosa di notturno in quei miei mondi inventati».
Nel libro il rapporto di Ginzburg con «i suoi mondi inventati» è centrale e proprio la scrittura – inizia a scrivere adolescente, dato che affascina i più giovani – è un’ancora di salvezza verso la quale prova, quando non la pratica, nostalgia. Le pagine raccontano una vita in un equilibrio composto e delicato che rende comprensibile ai lettori opere e autobiografia: dall’infanzia all’incontro con il marito Leone Ginzburg – di cui conserverà sempre il nome – un antifascista, ebreo di Odessa, che segue al confino in Abruzzo. È lì che scrive La strada che va in città pubblicato nel 1942 con lo pseudonimo Alessandra Tornimparte dato che, a causa delle leggi antiebraiche in vigore dal 1938, non poteva pubblicare con il proprio nome. Il 20 novembre del 1943 Leone Ginzburg viene arrestato dalla polizia fascista a Roma. Trasferito a Regina Coeli, vi muore il 5 febbraio del ’44 per le torture subite. Natalia è costretta alla fuga con tre bambini piccoli, vedova a 27 anni. A Roma tornerà nel dopoguerra per lavorare alla casa editrice Einaudi, circondata da amici come Pavese, Felice Balbo, Italo Calvino.

POI, CI SARÀ un secondo matrimonio, con Gabriele Baldini, e gli anni a Londra, in cui «ero diventata una scrittrice vera e propria»: Il libro, insieme al profilo dell’autrice, sembra suggerire un orizzonte altro: un intero mondo culturale restituito con semplicità. La scrittura per il teatro e l’esperienza politica e la volta che – dismettendo «i mondi incantati» – «seguendo la scia elettrica della mia indignazione o meglio il filo ingarbugliato delle mie riflessioni (…), racconto il caso di Serena Cruz»: non un romanzo ma la storia vera della bambina filippina strappata ai suoi genitori adottivi perché avevano infranto la legge.
Natalia Ginzburg. Vocazione scrittrice e Pier Paolo Pasolini. Il poeta corsaro di Rossano Astremo sono gli ultimi «nati» della collana Scrittori del 900 per accompagnare i giovani lettori alla scoperta dei grandi autori, spiegandone vita e opere, forza e debolezze. Perché scrivere – così si conclude la biografia di Natalia – «non è uno scherzo. Ci sono innumerevoli pericoli… c’è il pericolo di truffare con le parole che non esistono davvero in noi, che abbiamo pescato su a caso fuori da noi e che mettiamo insieme con destrezza perché siamo diventati piuttosto furbi».