Erano passate da 4 minuti le 5 del mattino, ieri, quando l’agenzia Reuters citando fonti di Scotland Yard batteva la notizia che «agenti dell’antiterrorismo britannico si sono uniti alle investigazioni di polizia mercoledì, dopo che due persone erano state trovate in condizioni critiche per l’esposizione a sostanze sconosciute».

I LANCI SUCCESSIVI specificavano che Charlie Rowley e Dawn Sturgess rispettivamente di 44 e 45 anni erano stati soccorsi privi di conoscenza sabato scorso a Amesbury a soli 11 chilometri da Salisbury, la località in cui erano stati trovati in stato di coma il 4 marzo scorso Sergey Skripal, ex agente dei servizi segreti russi passato a M5I, e sua figlia Yulia. Per Reuters – inizialmente – sarebbe stato diagnosticato alla coppia una grave intossicazione dovuta a un troppo generoso cocktail di eroina e cocaina, ma a distanza di qualche giorno sarebbero stati riscontrati gli stessi sintomi di «Noviciok» il gas nervino usato per avvelenare Skripal. I campioni tossici sono ora stati consegnati a Porton Down per le necessarie verifiche. Da parte sua comitato di emergenza del governo «Cobra» ha affermato di seguire la situazione «con la massima attenzione». Mentre andiamo in stampa circola insistentemente la voce che i due inglesi «sarebbero entrati in contatto sabato con un agente chimico in un parco di Salisbury».

SE LA POLIZIA BRITANNICA dovesse giungere alla conclusione di trovarsi di fronte a un nuovo attacco chimico, la crisi politica tra Downing Street e il Cremlino potrebbe assumere contorni ancora imprevedibili.

Solo l’altro ieri i giornali inglesi avevano riportato con enfasi le indiscrezioni provenienti dalla polizia britannica secondo cui «si sarebbe giunti ad individuare i due autori dell’avvelenamento di Skripal». Si tratterebbe di «due agenti-doppi» riusciti a rientrare in Russia sotto l’ala protettiva di Putin, proprio il giorno prima dell’attentato» secondo quanto riportato da Bbc News.

I MEDIA RUSSI HANNO DATO grande risalto alla vicenda dei due nuovi avvelenamenti e già di primo mattino la notizia era già terzo titolo dei telegiornali. Bocche cucite al Cremlino in attesa di conoscere le conclusioni dei laboratori inglesi, ma non alla Duma, dove si sprecano i commenti. Come quella del senatore Alexey Pushkov: «Salisbury si conferma luogo dannato. Se parleranno ancora della “mano di Mosca” a Londra rischiano di essere sommersi dal ridicolo. Il nuovo caso non fa che infliggere un nuovo pesante colpo al caso Skripal». I commentatori russi non hanno fatto fatica a trovare un legame tra l’agenda internazionale delle prossime settimane e nuova offensiva diplomatica contro il Cremlino. Prima di tutto le possibili ricadute sui mondiali di calcio in corso in Russia: il capriccio del destino potrebbe riservare una semifinale Russia-Inghilterra che farebbe puntare gli occhi di tutti sullo stadio Luzhniki, per una sfida che assumerebbe inevitabilmente significati extracalcistici.

L’11 E IL 12 LUGLIO – inoltre – Trump sarà in Europa prima per un incontro con i vertici della Nato e poi il 16 a Helsinki incontrerà Putin. Da tempo si sussurra che i due leader in quella occasione potrebbero giungere a importanti accordi su riduzione degli armamenti e Ucraina. «Una possibile presa di distanza di Trump dagli alleati storici è vista come fumo negli occhi da Londra e un secondo caso Skripal potrebbe essere più che benvenuto» chiosava senza peli sulla lingua a Ria Novosti l’opinionista moscovita Michail Sheinkman.