Se n’è andato a 91 anni un uomo di rara intelligenza e sensibilità. Sino a quando ha potuto, davvero sino a poco tempo fa, ha continuato a fare il suo lavoro: critico cinematografico. Curioso, perché quando capitava di incontrarlo alle anteprime stampa prima del film appariva confuso, male in arnese, ancora più zoppicante nell’eloquio. Poi però al termine della proiezione riacquistava l’abituale lucidità di giudizio, di espressione, di articolazione, si sarebbe potuto pensare al pilota automatico, ma è difficile crederlo perché i suoi giudizi non erano banali o scontati, ma argomentati, frutto di un’analisi assolutamente personale che ha riversato ovunque in 70 anni di carriera, sempre trascorsi a pigiare i tasti della macchina per scrivere perché il computer gli era rimasto estraneo, come a molti della sua generazione (e forse aveva ragione visti i molti ricordi copia-incolla che sono apparsi in rete).

 

 

 

Morando è stato anche un geniale inventore. Pochi ormai se lo ricordano, ma a Milano esisteva un giornale del pomeriggio, La notte, guidato con piglio autorevole da Nino Nutrizio per oltre 25 anni (per la verità all’epoca, primi anni ’50, esistevano anche altri tre quotidiani del pomeriggio Milano sera, Corriere lombardo e Corriere d’informazione). Il giorno in cui La notte arrivò in edicola fu un fiasco. Poi però, in poco tempo, le vendite salirono vertiginosamente.

 

 

 

Non credo fosse solo merito di Morando, ma lui ci mise del suo perché curava anche l’ultima pagina, quella dei tamburini con la programmazione cinematografica, e lì inventò delle epocali sintesi dei film in poco più di una riga e le stellette del critico, cui poi si aggiunsero quelli del pubblico. Ci furono levate di scudi, ma praticamente tutti i quotidiani si allinearono, se non alle tramine, almeno alle stellette con annessi pallini.

 

 

Quando approdò a Il giorno, trovò praticamente casa, rimanendovi come critico ufficiale per oltre trenta anni. Anni in cui fece anche altro, molto altro, basti segnalare la partecipazione, come attore con ruolo importante, a Prima della rivoluzione di Bertolucci e la lunga direzione del festival di Bellaria. La sua idea era però soprattutto di realizzare un dizionario del cinema, come da tempo facevano nei paesi anglosassoni e in Francia. Chi meglio di lui? Aveva competenza e decenni di recensioni alle spalle, oltre al sostegno concreto di Laura sua moglie. Quando tutto sembrava pronto un incidente fece slittare il progetto, il Morandini si concretizzò solo qualche anno dopo con Zanichelli, ma doveva confrontarsi sul nostro mercato editoriale con altre iniziative analoghe uscite nel frattempo.

 

 

 

 

Il suo vanto era legato all’appendice con autori letterari e teatrali, alla più recente apertura ai film e alle serie tv e alla scelta di evidenziare i titoli con almeno quattro stellette anno per anno. Con l’aiuto di una famiglia che incrocia il cinema attraverso diverse professioni ha realizzato il Laura Film Festival a Levanto, per ricordare la moglie. Ha scritto un libro molto spassoso, Non sono che un critico. Gli hanno confezionato addosso tre documentari, Non sono che un critico di Anna Gorio e Tonino Curagi, Je m’appelle Morando- Alfabeto Morandini di Daniele Segre e Morando’s Music di Luigi Faccini. Lo scorso anno era stato festeggiato il novantesimo al cinema Anteo di Milano, strapieno di amici (anche oggi, 20 ottobre, sarà possibile salutarlo lì, dalle 10). E vorrei ricordarlo citando una sua piccola lezione: «I giornalisti passano la prima metà della loro professione a scrivere di quello che non sanno e la seconda a tacere di quel che sanno». Ciao, Morando.