L’energia nucleare, che era stata accompagnata alla porta d’uscita dagli italiani coi referendum abrogativi del 1987 e del 2011, rientra nella politica italiana dalla finestra europea per via della scelta della Commissione Ue di inserire l’atomo di cosiddetta quarta generazione tra le «energie verdi» nella prospettiva della transizione ecologica.

LA QUESTIONE aveva già fatto capolino dalle nostre parti. Era accaduto quando proprio il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani aveva annunciato di considerare credibile questa ipotesi. Cingolani aveva da subito raccolto il plauso della Lega e di Matteo Salvini, che ancora nelle scorse ore hanno lanciato la proposta di un referendum per riaprire alla produzione di energia nucleare in Italia. Su posizioni analoghe, al di fuori del recinto della maggioranza, c’è Fratelli d’Italia, che ha espresso sostegno alla Francia nella sua corsa al nucleare.

A METÀ dello scorso mese, la sottosegretaria leghista alla transizione ecologica Vannia Gava ha partecipato al convegno organizzato dall’Associazione italiana nucleare aprendo all’ipotesi della riapertura delle centrali. Con lei c’erano, su posizioni analoghe, Carlo Calenda di Azione! e Erica Mazzetti di Forza Italia.

ERA INTERVENUTO anche Antonio Misiani, responsabile economico del Partito democratico. «Discutere di questo tema non può essere un tabù» ha detto Misiani. Che poi però ha riportato la linea ufficiale del Nazareno: «Oggi il nucleare non è un’opzione». Qualche giorno dopo il segretario Enrico Letta, sollecitato da Repubblica, ha detto «Nell’immediato punterei sul rilancio della produzione nazionale di gas». Tutto chiaro, dunque? Non proprio. Perché per Letta «La soluzione è la delega di competenza alla Ue». Dunque, di fronte alla decisione della Commissione e alla spaccatura in Europa sulla tassonomia delle fonti energetiche, la collocazione e le scelte strategiche in materia del governo italiano, e della sua composita maggioranza, diventano dirimenti.

FINO A IERI non risultavano nuove prese di posizione da parte del Pd, ma che la confusione dentro la maggioranza sia trasversale è dimostrato anche dal fatto che proprio la forza politica che ha espresso Cingolani, e che ha scelto di appoggiare Draghi in nome del neonato ministero della transizione ecologica, esprime le posizioni più nette contro l’energia nucleare e la nuova tassonomia Ue. «Nucleare e gas non possono essere considerate fonti green e quindi non possono essere incluse tra gli investimenti sostenibili – dicono i componenti della commissione politiche Ue del Senato – Non è questo il futuro. I soldi pubblici vanno dati a tecnologie che rendano i cittadini europei più autonomi rispetto alle fonti importate dall’estero e seguendo una visione green». I loro colleghi della commissione industria sostengono che «soltanto in Italia si collega l’attuale emergenza dei rincari energetici alla questione del nucleare, fonte ormai obsoleta, dispendiosa, dai lunghi tempi di realizzazione e quindi inutile ai fini dell’attenuazione del costo delle bollette nell’immediato».

A SALVINI, il cui atteggiamento sul tema definiscono «scriteriato», «e a tutti gli altri componenti della maggioranza che continuano a fare gli ultrà del nucleare chiediamo un approccio all’insegna del realismo», proseguono i senatori grillini. Anche se dalla sponda leghista ieri insinuavano maliziosamente che la diplomazia italiana guidata proprio dal grillino Luigi Di Maio sta gestendo la partita della tassonomia in sede europea.

Errata Corrige

La Ue decide di inserire l’atomo, di cosiddetta quarta generazione, tra le «energie verdi». Di fronte al rischio del ritorno al nucleare, il Pd si rifugia in un imbarazzante silenzio. Applausi invece dal fronte centrodestro: Lega e Calenda a favore. No dei 5 Stelle, nonostante Cingolani