Due ore di vertice a Palazzo Chigi non hanno ancora fatto chiarezza sul meccanismo europeo di stabilità (Mes). Nato sull’onda mediatica provocata da un’incursione dei leghisti che ha portato i Cinque Stelle a chiedere un vertice di maggioranza agli attuali partner di governo (Pd, LeU e Italia Viva) i partecipanti si sono affrettati a rassicurare: l’incontro si è svolto in un clima sereno. Il ministro degli esteri Di Maio ha sottolineato i rapporti distesi con quello dell’Economia Gualtieri. Non si è soffermato su Conte al centro di rapporti tesi con i Cinque Stelle in questi giorni proprio sul Mes.

Gualtieri ha parlato del «paradosso» di chi si trova a difendere un accordo sottoscritto dal governo precedente gialloverde e ha comunque difeso i punti di forza e i miglioramenti che interessano l’Italia ottenuti nell’accordo di giugno, in vista dell’approvazione del testo che dovrebbe avvenire il 4 dicembre. Spiegazioni che non hanno sciolto i dubbi di Cinque Stelle e Leu. I primi si vedrenno con Di Maio mercoledì 27 novembre. «Era convocata da 15 giorni – ha precisato Di Maio – Dovrò coordinarmi con i nostri parlamentari perché ci sono decisioni importanti da prendere, non vogliamo una riforma che stritoli il Paese». Sin dal programma elettorale M5S si è detto contrario al Mes. E tuttavia ha fatto firmare le bozze dal governo «Conte 1» a giugno. Stesso discorso vale per la Lega che ieri, con Salvini, ha sostenuto la contrarietà al trattato. E ha rinfacciato a Gualtieri di «essere informato male. Noi siamo stati sempre contrari. Non vorrei che Conte avesse venduto la nostra sovranità per tenersi la poltrona. Se così fosse, sarebbe alto tradimento e, in pace o in guerra, è un reato punibile con la galera».

Se così fosse, perché la Lega ha lasciato che Conte e Tria accettassero il Mes, rivisto e corretto, nella versione di giugno? In parlamento si accapigliano sul fatto che la bozza era nota da giugno (De Luca, Pd) e che invece è stata resa nota solo in queste ore (Bagnai, Lega). Una commedia che tiene banco da giorni. Stefano Fassina (LeU) ha sottolineato il rischio di distinzione tra paesi di serie A e serie B nell’accesso alla liquidità del fondo Salva-Stati, dovuto a criteri troppo severi di ammissibilità fissati dalle nuove regole. Gualtieri avrebbe riconosciuto come legittime tutte le osservazioni, ma che non ci sono rischi per il paese. Riferirà sul caso in Senato il 27 novembre, Conte il 10 dicembre.

«Mi fa piacere che il dibattito pubblico abbia scoperto uno strumento tecnico così raffinato – ha detto Conte – L’Italia non rischia l’isolamento, il parlamento resta sovrano. Isola il paese chi spara slogan politici» (la Lega). Il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, a Roma ieri, ha detto che bisogna «affrontare l’argomento senza tabù. È normale porsi delle domande e approfondire, ma non va bene deformare la realtà. Ci sono cose che sono già nel meccanismo di stabilità. Secondo Moscovici le modifiche al trattato sono state «molto sopravvalutate», lo scopo dell’accordo è «evitare derive che potevano essere assolutamente nocive che altri paesi volevano introdurre, con degli automatismi che non abbiamo voluto mettere in opera. L’Italia non dovrebbe considerare il Mes un problema, ma un aiuto per il sistema bancario italiano e un passo in avanti verso l’unione bancaria». Ma qualcuno nel governo non ne è ancora convinto.