A differenza del Padrino cinematografico, la trilogia videoludica di Mafia – di cui è da poco uscito il terzo episodio – non pretende di giungere al medesimo grandioso senso del tragico: forse un’ambizione del genere potrebbe essere vista legata maggiormente ad un gioco come Grand Theft Auto, soprattutto nei suoi ultimi episodi. Non pretende neppure di fornire una rappresentazione mitica o idealizzata del crimine organizzato. Ma il conflitto tra le «famiglie» offre la possibilità di giocare a fare la guerra criminale all’interno di scenari estremamente realistici.

Se l’ambientazione dei primi due episodi era costituita fondamentalmente dalla New York degli anni ’30 e ’40, lo scenario per il terzo episodio è una New Bordeaux che riproduce fedelmente la New Orleans della fine degli anni ’60, con tensioni razziali perennemente sul punto di esplodere e che si riverberano anche sulla lotta delle bande criminali per il controllo della città. E il personaggio che impersoniamo è proprio un nero, Lincoln Clay, che di ritorno dal Vietnam si ritrova subito impegnato in una serie di lavoretti criminali, fino a quando tutta la sua «famiglia» viene sterminata da Sal Marcano a cui s’è rifiutato di offrire incondizionata fedeltà.

Sopravvissuto per miracolo alla sua stessa esecuzione, Lincoln giura vendetta ma per sconfiggere ed uccidere Marcano è necessario sottrargli tutta l’influenza sulla criminalità organizzata dei vari quartieri di New Bordeaux. Proprio questo elemento lo differenzia dagli altri due episodi. Mafia: The City of Lost Heaven pubblicato nel 2002 e Mafia II pubblicato nel 2010 presentavano ambientazioni «open world» analoghe a quelle di GTA ma con un livello d’interazione possibile decisamente minore e con un gameplay fin troppo focalizzato sulla storia.

Nel terzo episodio alla storia si aggiunge un gameplay ispirato agli ultimi episodi di Far Cry: la necessità di conquistare il controllo di una zona sconfiggendo il luogotenente di Marcano che la gestisce dopo averlo indebolito colpendolo nei suoi traffici e nelle sue attività illegali. Prendendo il controllo di una zona, otteniamo parte dei profitti che le attività illegali di quella zona generano, ed anzi possiamo fidelizzarci gli uomini passati ai nostri ordini – aumentando le nostre entrate – occupandoci direttamente di quelle attività.

Di Mafia III, primo titolo sviluppato dall’americana Hangar 13 per 2K Games, è stato criticata la presenza di non indifferenti bug: si va dai classici personaggi che rimangono incastrati in elementi dello scenario o che volteggiano magicamente in aria, a missioni in cui non si «presenta» il boss finale costringendoci a ricominciare la stessa da capo.
Nonostante questi difetti però Mafia III è un gioco avvincente ed estremamente «addictive» grazie specialmente alle missioni non esclusivamente lineari a cui fa da colonna sonora uno splendido «mucchio selvaggio» di canzoni sixties tra cui non poteva mancare, vista l’ambientazione, Born on the Bayou dei Creedence Clearwater Revival.