La corsa verso le elezioni europee riletta attraverso una selezione delle frasi dei protagonisti, dall’inizio alla fine della campagna elettorale.

Silvio Berlusconi
«Le europee servono per combattere contro l’Europa di adesso, ma io guardo al traguardo delle prossime politiche, voglio arrivarci con una forza di moderati che possa vincere da sola le elezioni».
24 aprile
«Renzi io non lo considero davvero un avversario, potrebbe stare in Forza Italia».
28 aprile
«Entrare in maggioranza? Non ho ancora messo il ragionamento su cosa possa capitare, aspettiamo di vedere i risultati delle elezioni e poi decideremo per il bene degli italiani».
23 maggio

Matteo Renzi

«Se posso fare le cose le faccio, se no prendano un altro, non resto qui a tutti i costi».
29 aprile
«Prima c’erano i falchi e le colombe, ora i gufi e gli sciacalli».
5 maggio
«Se falliamo la colpa è mia, non cerco alibi. Ma se vinciamo vincono gli italiani».
«Non si vince sulla paura. La politica non può essere fatta di insulti e minacce».
22 maggio

Angelino Alfano
«La sinistra non ci consideri alleati per sempre. Conquisteremo tutto il campo di destra con il coraggio e la forza delle nostre idee».
13 aprile
«Il governo uscirà consolidato dal voto di domenica e avrà davanti a sé una nuova grande stagione di cambiamento».
22 maggio

Matteo Salvini
«Grillo ha parlato di federalismo, indipendenza, macroregioni, di rimettere in discussione l’euro, manca solo che dica”Padania libera”».
18 marzo
«In giro non vedo nazisti o assassini, delinquenti o buffoni. Non ritengo Grillo un pericolo, la sinistra continua a essere il problema, oltre Grillo e più di Grillo».
21 maggio

Giorgia Meloni
«La sfida alle prossime elezioni europee per noi è puntare al 4% su base nazionale».
12 aprile
«Lo sbarramento? Non ci fa paura, potenzialmente abbiamo l’8%».
20 maggio

Alexis Tsipras
«Essere considerato il primo pericolo per l’Europa è un titolo d’onore. La nostra proposta è un pericolo per le politiche europee applicate fino a oggi che hanno portato disoccupazione e insicurezza».

6 aprile
«Renzi anagraficamente è mio coetaneo, politicamente lo è di Blair. Le sue idee si sono dimostrate strutturalmente neoliberiste. Invece Grillo nell’interpretare la rabbia dei cittadini mostra un mood di sinistra, ma su temi come l’immigrazione ha strategie di destra».
20 maggio

Beppe Grillo
«Il Pd è la peste rossa e voi continuate a votarlo. Se credete ancora nei sindacati e nella politica io non voglio il vostro voto».
26 aprile
«Noi dobbiamo diventare lo stato. I cittadini entrano nello stato, senza intermediazione, questo è il grande pensiero del Movimento».
«Faremo un processino online per divertirci anche un po’. Sono vent’anni che ci deridono, ingannano, sfruttano, prendono in giro. Potremmo divertirci un po’? Ma non sarà nulla di fisico».
23 maggio