L’instancabile lavoro delle 21 costituenti (9 della Dc, 9 del Pci, 2 socialiste e una del Partito dell’Uomo qualunque), il loro apporto al dibattito per la redazione della Carta, la capacità di fare asse trasversale anche nelle differenze politiche, la profonda consapevolezza di scrivere i diritti e i valori che avrebbero fatto entrare le donne nelle istituzioni.

È uno dei filoni dei saggi del volume «L’Italia delle donne. Settant’anni di conquiste», edito da Donzelli per la Fondazione Nilde Iotti, che sarà presentato oggi a Roma nel corso del seminario «Le donne e le nuove sfide della democrazia» (dalle 11 alle 19 alla sala del Tempio di Adriano, piazza di Pietra).

Si tratta di una ponderosa raccolta di scritti di storiche e studiose che ricostruisce uno sguardo di insieme sulla lunga marcia delle donne italiane dal diritto di voto alla cittadinanza piena. La prima parte approfondisce il lavoro delle «madri costituenti» (come le definisce Livia Turco), la seconda è dedicata ai problemi aperti delle «cittadine speciali» di nuovo sulla base di valori e i diritti ben scolpiti, e da mani di donna più spesso di quanto non si sappia. Peraltro in un’atmosfera pesante, a leggere le cronache dell’epoca sulle poche elette in parlamento: “la biondissima”, il “tailleur di shatung”, per non parlare della celebre sfuriata di un trentenne Scalfaro contro la scollatura della collega Mingoni. Bellissimi i ricordi dal vivo di Nilde Jotti e Tina Anselmi (Jervolino, Acquaviva Filippetto, Tarantelli. Amendola, Garavaglia, Palanza).

Una lettura utile proprio in questo passaggio storico. I saggi parlano di donne Costituzione e Europa (la ricostruzione anche delle madri dell’Europa è di Pia Locatelli, di Rita Palanza uno scritto su Jotti e l’Europa). Donne, Costituzione Europa: tre parole chiave, ormai, da sole un programma d’opposizione a una maggioranza nata su un atto fondativo: strapazzando la Carta. È avvenuto per l’art.72, la messa in stato di accusa al capo dello stato, istituto estremo nella vita repubblicana trasformato in uno scherzo nel giro di un giorno.

Quanto alle donne, il crollo del numero delle ministre non è una buona notizia. La foto al Quirinale con quasi tutti uomini in blu e nero è anche brutta: una brutta foto in bianco e nero. Stride il paragone con il nuovo esecutivo socialista spagnolo: 11 ministre su 17.

Infine l’Europa. «L’Europa non poteva che essere un’opportunità per i diritti delle donne», scrive Garavaglia, riferendosi agli anni della nascita. Ma oggi, si chiede, «l’Europa conviene alle donne?». Oggi indubbiamente la battaglia è più difficile. Per il declino delle politiche di genere, per i tagli al welfare, perché i sovranismi propongono un modello di società conservatore e patriarcale.

Ma certo rimanere tra italiane non ci aiuterebbe. Se il ministro della famiglia esordisce negando i diritti e persino l’esistenza delle famiglie arcobaleno (e menomale che l’Europa c’è), o mettendo in forse la legge 194, saranno le stesse compagne di partito leghiste a fermarlo. Ma il tentativo di far fare un salto indietro al dibattito è una dichiarazione di intenti.