Andrea Cegna è diventato giornalista sul campo, nel Chiapas rebelde che ha frequentato da attivista a partire dai primi anni Duemila. Oggi – redattore di Radio Onda d’Urto oltre che collaboratore di questo giornale – ha raccolto in un libro maturo tutta «la polvere del Messico» (parafrasando il titolo di un libro cult di Pino Cacucci, che qui firma la prefazione).

É ARRIVATO così in libreria per Agenzia X Por la vida y la libertad (pp. 196, euro 15), una raccolta di interviste che offre al lettore una visione caleidoscopica del Messico del 2019. Quello in corso è un anno cruciale: celebra i 25 anni dalla sollevazione armata dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale, l’esercito degli indigeni del Chiapas, i 25 anni dall’entrata in vigore del «Nafta», l’ccordo di libero scambio tra Stati Uniti d’America, Canada e Messico, in vigore quando ancora non esisteva l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), e vede il Paese governato per la prima volta da una sinistra parlamentare, da Andrées Manuel Lopez Obrador, Amlo.
La tesi del libro è che il primo gennaio 1994, la «data di nascita» dell’Ezln e del Nafta, rappresenti uno spartiacque, che quel giorno abbia determinato una trasformazione cruciale. La ricchezza di questo testo, anche (o soprattutto) per chi di Messico è digiuno, è però che l’autore – che si definisce un «agitatore sociale», ed è su posizioni filozapatiste – non cerca di dimostrarla scegliendo interlocutori allineati, ma offre uno sguardo allargato, coinvolgendo docenti universitari, ricercatori, editorialisti, attivisti, avvocati e giornalisti che non la pensano tutti allo stesso modo.

A TUTTI Cegna ripete però le stesse sette domande, che vanno dai cambiamenti nella società innescati dall’Ezln e dal Nafta negli ultimi 25 anni alle prospettive del Messico di Amlo, passando per la violenza di genere e l’attualissima questione migrante (Donald Trump ha ottenuto da López Obrador di chiudere la frontiera con il Guatemala, continuando così il «lavoro sporco» dell’ex presidente Peña Nieto). Non ha senso stilare una graduatoria tra gli interlocutori scelti da Cegna, frutto di un’agenda da vero giornalista, di relazioni maturate e sedimentate negli anni, di letture e di ricerca, ma qui segnaliamo alcune importanti indicazioni, che possono disorientare il lettore: «Lo zapatismo ha posto la causa indigena nell’agenda della modernità» (Juan Villoro); «secondo me c’è una rivoluzione in corso una profonda trasformazione di una situazione sociale che oggi ha preso una forma elettorale con il progetto di López Obrador» (Paco Ignacio Taibo II).

PRIMA DI LEGGERE questo libro, e per provare a capire il Messico, è però necessario abbandonare gli stereotipi più beceri: «Riconoscere il Messico come un narco-stato, come una democrazia fallita, sposta la responsabilitò internazionale da quel che sta accadendo nella realtà del Paese. Questa cosiddetta guerra contro il traffico di droga avviata nel 2006 è contro la popolazione civile» (Amaranta Cornejoh).