La luna personifica l’essenza, il potere, la vitalità, la conoscenza femminile, affondando le proprie radici nell’antico simbolo della Grande Madre. Rappresenta la femminilità ed è considerata il lato sensibile dell’Io, influendo direttamente sulla natura ma soprattutto sui ritmi del corpo della donna rispetto alla mascolinità del Sole, che presenta una struttura equilibrata. Che sia considerata maschile o femminile, simboleggia universalmente il ritmo del tempo ciclico: il divenire universale. Le fasi di nascita, morte, resurrezione della luna personificano immortalità, perenne rigenerazione, illuminazione.

Il suo simbolismo è ambivalente: può essere maligno, ma anche benefico e associato alla fertilità. Nel mito e nelle leggende, la luna rappresenta la divinità della donna, il principio femminile, così come il sole simbolizza, invece, il principio maschile. È sempre stata oggetto di mistero e ha ispirato espressioni emozionali forti e significative. Fin dall’antichità ha generato miti, culti, divinità e superstizioni connesse alle credenze sulla fertilità e sulla riproduzione. La sua ciclicità l’ha resa alleata del ciclo riproduttivo femminile e quindi patrona di quelle divinità che sovrintendono alla nascita, come Hera, Artemide o Lucina, protettrici del matrimonio e del parto.

Tra i Maya, ‘Ixchel’, una divinità lunare, era la protettrice delle donne, delle relazioni sessuali, della gravidanza, della nascita e del parto, estendendo la tutela su tutte le attività produttive delle donne. Inoltre, soltanto le donne potevano rapportarsi alla luna definendola ‘nostra madre’. Il tema della luna come immagine mitica e archetipica della femminilità e della follia ha radici mitiche e religiose universali e mantiene intatta l’ambivalenza millenaria dell’«eterno ritorno» femminino: lunare, etereo e inaccessibile, oppure terreno, distruttivo e divorante. Inoltre, fin dai tempi di Ippocrate si fanno risalire alla luna diversi mali, come per esempio l’epilessia, la licantropia e l’isteria.

Le fasi
«Questo eterno ritorno alle sue forme iniziali, questa periodicità senza fine, fanno sì che la luna sia per eccellenza l’astro dei ritmi della vita», asserisce lo storico delle religioni e antropologo romeno Mircea Eliade (1907/1986). Rappresenta da sempre uno dei simboli basilari per le civiltà arcaiche. La sua mutabilità in diverse fasi le fa assumere il ruolo simbolico di tutto ciò che costituisce fenomeni transitori dei ritmi di vita.

Le feste
Il ciclo lunare è stato da secoli associato sia al ciclo mestruale, alla fecondità e al parto della donna, sia alla fertilità della vegetazione e ai ritmi di vita e crescita delle piante. Non è un caso che le feste relative al culto della luna siano legate al raccolto e alle coltivazioni. Quest’associazione simbolica deriva in gran parte dal fatto che i cicli mestruali hanno un andamento che richiama quelli lunari. Il corpo della donna offre così una visione microcosmica dei ritmi universali. La luna è simbolo di ciclicità, mutamento, inconscio, segreto, mistero, maternità e fecondità. La ciclicità rappresentata dalla luna è simbolo dello scorrere del tempo: rende manifesto il perpetuo ricominciare.

La variabilità della luna si ritrova anche nell’alternanza delle stagioni, delle maree e dell’umore. È simbolo di incostanza; sono note, infatti, alcune espressioni popolari, come ad esempio essere lunatici. La ciclicità lunare descrive il nascere, il crescere, il morire, che si connettono alla funzione ideologico-simbolica attribuita alla donna. Nella gestione della vita e della morte. Il ciclo della luna è lo stesso del mestruo. Sono credenze arcaiche fortemente connesse alla luna, come afferma l’antropologo e storico delle religioni Alfonso Maria di Nola (1926/1997): «Poiché nei nostri gruppi linguistici la luna, che è divinizzata nel mondo greco e latino, come ‘Men’ ha una radice etimologica comune con mestruo (menstruum), mese (mensis) e il verbo misurare (mensurare), essendo le fasi lunari e le ricorrenze periodiche della donna la base di calcoli contadini».

L’aspetto mitologico associa la luna alla femminilità nei due aspetti, positivo e negativo, perché il sangue della donna mette a rischio il potere maschile, che è impuro ed emana energia negativa. Ma dalla luna arriva anche l’energia positiva che fa crescere le piante. Nelle culture rurali è la custodia del germe animale, la forza che definisce l’inseminazione delle ‘madri animali’, la gravidanza, il parto e di conseguenza l’abbondanza e la prosperità della comunità. In alcuni culti è considerata il sostegno dell’intera vita cosmica. La signora della notte è acqua fecondante, la madre delle acque, dalla quale dipendono tutti i liquidi correnti che fanno discendere le acque nel mare, fanno correre la linfa nelle piante, il sangue nelle bestie, lo sperma nel maschio, la pioggia giù dalle nuvole. Un inno presente nell’«Avesta», il libro sacro dell’antico popolo iranico, afferma che «quando la luce della luna rischiara, allora da lei scendono, quasi pioggia, piante dai colori dorati, crescono nei tempi loro assegnati». Simbolo dei ritmi biologici, la luna cresce, decresce e sparisce, ma la sua morte non è definitiva giacché ritorna e riconquista una luminosità crescente. Ritrae la capacità di adattamento e di rigenerazione in quanto attraversa fasi differenti e muta di aspetto. È la misura del tempo per eccellenza. Col suo ciclo affine a quello della donna, è simbolo di fertilità in tutte le civiltà ed è collegata alle acque.

La luna falcata è il simbolo per antonomasia della Grande Madre, la Regina lunare del cielo; è attributo di tutte le dee della luna ed è raffigurata primariamente da corna di mucca o toro. È assimilata anche dalla cultura cristiana: qui la Madonna pesta coi piedi la luna e viene incoronata da dodici stelle. La Grande Madre è stata la prima autentica trinità nella storia religiosa dell’uomo, perché è la sola che concentra in una sola divinità tre dissimili manifestazioni divine: la femmina impubere (luna crescente), la femmina fertile (luna piena) e la femmina sterile (luna calante). Nella vita quotidiana, il simbolismo della luna è in stretto rapporto con le donne; è un elemento di identificazione del mondo psichico archetipico, una potenza sotterranea che valorizza il sentimento come forza energetica affiorante dal profondo. Essa simbolizza il Sé femminile che si sviluppa in ogni donna, come si evince da un frammento poetico di Sylvia Plath (1932/1963): «La luna non è una porta. È una vera faccia, bianca come una nocca e stravolta. Io vivo qui. La luna è mia madre. La luna non vede nulla di tutto questo. È calva e forsennata». Versi che lasciano filtrare il senso di una profonda riflessione sull’essere: la luna con la propria luce rischiara il nero della notte, squarcia tale oscurità e sbircia un immaginifico mirabile paesaggio lunare metaforico attraverso suggestioni materne.