Riposa in pace Gloria Watkins, alias bell hooks. Spero mi permetterai di darti del tu. Hai catturato le menti e i cuori con molti dei tuoi scritti semplici, ma non semplicisti, come Talking Back. Thinking feminist, thinking black con gli adorabili e lucidi saggi su vari temi ed il dolore che si avverte per le molteplici oppressioni nelle intersezioni di razza, genere (compreso l’orientamento sessuale, la piaga dell’omofobia) e classe sociale. Lo stesso vale per l’acclamato Feminist Theory from Margin to Center in cui approfondisci l’intersezionalità con altre oppressioni in vista delle battaglie per la giustizia delle donne. Hai trovato uno spirito affine in Paulo Freire nonostante quello che hai definito come il “fallocentrico paradigma di liberazione”. I suoi due libri che citi più spesso sono Pedagogy of the Oppressed e Education for Critical Consciousness. Non hai avuto l’opportunità di fare un libro dialogico con Paulo anche se avevi ammesso che sarebbe stato tuo profondo desiderio: che grande conversazione sarebbe stata! Hai scosso le basi del femminismo bianco con il tuo Ain’t I a woman che ha ricevuto molte critiche, ma destato anche grande ammirazione. Raccontavi delle difficoltà che hai avuto a trovare un editore per questo libro dal sottotitolo ‘Black women and feminism’. Davvero di riguardo il tuo Teaching to Transgress con il tuo saggio su Freire, poco prima pubblicato in Paulo Freire: A critical encounter, memorabile antologia di saggi sull’educatore brasiliano a cura di Peter McLaren and Peter Leonard. Che coincidenza che te ne sei andata proprio nell’anno del centenario della nascita di Paulo Freire. Hai affrontato temi come l’egemonia di un femminismo biondo e bianco, rappresentato da Madonna, criticato in modo penetrante in Outlaw Culture. Sei stata prolifica fin troppo in libri come Teaching Community dove ti sei dilungata sul sentirti stanca e sul bisogno di una pausa. Leggendo quel libro mi sentivo (maliziosamente?) di sussurrare “Già, forse era ora!”. Il libro conferma tutto quello di cui ti lamentavi. Si sente la pressione dell’industria editoriale che vuole un prodotto dopo l’altro, come nell’industria discografica. Questo non toglie alcun merito al tuo lavoro pieno di amore per l’umanità e per le sofferenze di tutti quelli che si fanno sentire come emarginati.

Esemplare come scrittrice in inglese, sei stata tradotta in varie lingue e il tuo impatto può essere sentito anche fuori dagli USA e Gran Bretagna come dimostrano il titolo di Dottore Honoris Causa ricevuto dall’Universitas Alma Mater Studiorum di Bologna o la costituzione del Instituto bell hooks-Paulo Freire in Francia. Le tue conversazioni con Rev. Cornel West sono state leggendarie, come la chimica tra voi due che emerge in Breaking bread. Ho visto e sentito in prima persona il tuo carisma e, oserei dire, il tuo potere magnetico in un discorso che hai tenuto nel 1992 alla York University a Toronto. Allora ero studente all’Ontario Institute for Studies in Education/Università di Toronto (l’altra università nella città) dove i tuoi scritti erano letture fondamentali. Sentivo che dovevo esserci. Almeno tre sale erano gremite. Salire da downtown a York e ascoltarti è stato uno dei momenti più belli del mio percorso di studi a Toronto. Hai fatto delle reminiscenze sulla tua gioventù e parlavi di Malcom X e del patrimonio che ci ha lasciati. Al tempo, Spike Lee ci stava bombardando con delle battute sul film in uscita su Malcom X, con Denzel Washington nel ruolo principale. Ricordo, durante il dibattito con il pubblico, quando una persona espresse opinioni opposte alle tue e fu sonoramente sommersa da fischi. Tu immediatamente li hai fatti tacere ricordandoci che tutti hanno il diritto sacrosanto di parlare e affermare le loro posizioni senza intimidazioni. Si sentiva lo spirito di Voltaire in te. Questa era davvero classe da parte tua.

Malgrado la tua grande fama come scrittrice femminista e relatrice, mi dai l’impressione di aver tenuto sempre i piedi per terra, mai dimenticando le tue origini. Hai cercato di ‘rimanere vicino a casa’ (Keeping Close to home) come scrivi per titolo in uno dei miei saggi preferiti da Talking Back. Proponevo questo pezzo come lettura a futuri insegnanti nel corso di Sociologia dell’Educazione presso la mia Università di Malta.

La notizia della tua scomparsa è stata devastante. Ti posso immaginare in cielo discutendo e generando calore e amore con Audrey Lorde, Stuart Hall, Aretha Franklin, Paulo Freire e Toni Morrison, insieme a quella bisnonna materna dalla quale hai preso quello pseudonimo che hai voluto scrivere in lettere minuscole come segno di rispetto per la tua parente ancestrale e per non confonderti con la Bell Hooks originale. bell, sarai sempre amata come tu stessa hai amato tanto e tanti. A dirla in inglese: “Rest in Power”.

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Qui l’articolo a firma di Silvia Nugara sulla morte di bell hooks