È un mondo di uomini: camicie, completi, cravatte e capelli a spazzola, a dozzine marciano compatti verso l’ingresso di Harvard nel 1956, l’anno in cui si apre Una giusta causa, il biopic di Mimi Leder sulla giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Ruth Bader Ginsburg. Interpretata da Felicity Jones, appare per la prima volta vestita di blu in mezzo a questo «esercito» di studenti maschi diretti ad ascoltare il discorso di benvenuto del preside della facoltà di giurisprudenza della prestigiosa Università americana, interpretato da Sam Waterston in un ruolo mutuato direttamente da quello del procuratore Jack McCoy che ha interpretato per oltre 15 anni nella serie tv Law&Order. Ruth e le sue colleghe sono solo in nove, e fino a cinque anni prima alle donne non era neanche consentito studiare legge a Harvard.

DAGLI STUDI universitari, il film la accompagna fino alla sua prima causa che nel 1972 avrebbe fatto la storia, istituendo un precedente che consentì di appellarsi all’incostituzionalità delle leggi federali che discriminano sulla base del genere delle persone.
Come nel caso di Al Capone, il «cavillo» per vincere una battaglia epocale arriva da una questione di tasse: a un uomo, Charles Moritz, è stata negata la detrazione fiscale per l’infermiera che accudisce la madre malata – proprio in quanto uomo celibe. Ribaltare la sentenza contro di lui davanti alla corte d’appello consentirebbe di dimostrare che a livello legale ancora esiste la discriminazione che la legge ha cercato di correggere per quanto riguarda gli afroamericani: è quella fra uomo e donna.

MA PER QUANTO appassionante sia l’impalcatura legale su cui poggia Una giusta causa, e per quanto ancora tristemente attuale sia l’arringa davanti alla corte d’appello di Ruth Bader Ginsburg – che interpreta un cammeo nei panni di se stessa nel finale – il film imprigiona nella sua impostazione convenzionale e patinata proprio una donna che ha sfidato le convenzioni, il pensiero comune, le tradizioni che volevano – e vogliono – la donna in casa, ad accudire i figli e il marito.