I trattori che dovevano aprire il corteo aspettano in piazza Santa Maria Novella, nel “salotto buono” della città c’è posto per i turisti (che spendono) ma non per chi coltiva la terra. Poco male, il migliaio di persone che si ritrova in San Marco non si preoccupa, perché l’iniziativa di piazza in difesa di Mondeggi Bene Comune ha trovato il sostegno popolare richiesto. «Insieme al riconoscimento avuto con l’organizzazione dell’assemblea nazionale di “Genuino Clandestino” – tira le somme Giovanni Pandolfini – quest’anno sono arrivati a Mondeggi tanti giovani. Ragazzi e ragazze fra i 20 e i 30 anni, che erano ancora a scuola quando nacque la rete di resistenza per la libera lavorazione dei prodotti della terra. Loro vogliono fare i contadini, e c’è da capirli: di fronte a quello che hanno davanti, disoccupazione e precarietà, meglio battersi in prima persona per l’accesso alla terra e la sua difesa dallo sfruttamento, per la salvaguardia della biodiversità e per la costruzione di comunità solidali».

La «contadinanza» sta facendo proseliti. E trova anche legami, unendo le realtà prettamente contadine con quelle che si battono contro le «grandi opere» inquinanti e nocive. «Noi lo definiamo “estrattivismo” – precisa Pandolfini – inteso come sfruttamento intensivo del territorio a vantaggio di pochi». Ecco così lo striscione delle «Mamme no inceneritore» e quello dei «No tunnel Tav» accanto a quello dell’associazione «Fòrimercato», che fra le tante promuove acquisti collettivi da produttori locali che garantiscono la genuinità e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Insomma un Gruppo di acquisto solidale, una di quelle realtà che fin dalla nascita di Mondeggi Bene Comune sono state lo snodo distributivo della produzione di ortaggi, formaggi, olio e altri frutti della terra.

In corteo ci sono anche i volti «istituzionali» della sinistra fiorentina, a partire dal capogruppo comunale Tommaso Grassi, fianco a fianco con le realtà di base. Buon segno, perché sull’esperienza di Mondeggi, la «fattoria senza padroni», continua a pendere la spada di damocle della vendita. Di proprietà dell’allora Provincia di Firenze, l’azienda agricola Mondeggi & Lappeggi srl era fallita nel 2009, dopo essere stata gestita in modo catastrofico. Due anni dopo il decreto Salva Italia del governo Monti l’aveva destinata nei fatti alla privatizzazione, al pari di tante altre realtà similari, con la logica di fondo di (s)vendere il demanio agricolo.

Di qui la era partita la pacifica occupazione dei terreni abbandonati, di alcuni annessi agricoli e delle strade che delimitano la tenuta, riportata a nuova vita grazie al lavoro di due, trecento persone che si sono occupate della terra, degli olivi e delle attività che si svolgono nella fattoria. Il tutto nel segno della condivisione, e di una socialità che non ha tardato ad affermarsi nel comprensorio fiorentino.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla Città Metropolitana, erede della Provincia, che in tutti questi anni ha cercato sempre di vendere Mondeggi. Denunciando per occupazione abusiva una ventina di referenti della «fattoria senza padroni». Al processo iniziato pochi giorni fa la Città Metropolitana, guidata dal sindaco fiorentino Nardella, ha deciso di costituirsi parte civile «per chiedere i danni». Inesistenti, visto che terreni e annessi agricoli sono stati recuperati e valorizzati. Invece, sul fronte della vendita, dopo le prime aste andate deserte la Città Metropolitana ha avviato un bando cercando manifestazioni di interesse. Arrivate, manco a dirlo, da due società immobiliari, e dalla multinazionale Constellation Brands, che possiede il marchio Chianti Ruffino in mezzo ad un centinaio di altri brand nel settore degli alcolici, tra cui veri e propri colossi, con affari e stabilimenti in mezzo mondo. Insomma si profila la sempiterna lotta di Davide contro Golia.