Era la notte del cacciatore – The Night of the Hunter – il titolo originale del capolavoro del 1955  uscito in Italia come La morte corre sul fiume che, restaurato, tornerà in sala dopo 61 anni il 7 novembre, grazie alla rassegna del cinema ritrovato organizzata dalla Cineteca di Bologna.
Il film è opera di un grande interprete inglese – Charles Laughton – diventato famoso a Hollywood dove vinse l’Oscar come miglior attore protagonista con Le sei mogli di Enrico VIII di Alexander Korda (1953) e fu candidato anche per Testimone d’accusa di Billy Wilder.

Quello che oggi è annoverato tra i migliori titoli americani di tutti i tempi è stato il suo debutto alla regia, ma fu anche l’ultimo film da lui diretto. All’epoca infatti The Night of the Hunter fu un gigantesco flop sia da un punto di vista commerciale che critico, e per il dispiacere Laughton abbandonò il progetto a cui stava lavorando, un adattamento di Il nudo e il morto di Norman Mailer.
Basato su un romanzo di David Grubb, il film rielabora dei veri fatti di cronaca che sconvolsero gli Stati Uniti poco più di vent’anni prima, nel 1931, quando la polizia trovò i cadaveri delle vittime del serial killer Harry Powers in casa sua a Clarksburg (West Virginia). Oltre a due donne che Powers aveva raggirato sotto falso nome tramite degli annunci su giornali «per cuori solitari», sepolti nel giardino del killer c’erano anche i cadaveri dei tre bambini della sua prima vittima: Greta, Harry e Annabel.

E proprio due bambini sono i protagonisti di La morte corre sul fiume, che vira la cronaca in favola nera a metà tra l’espressionismo e i racconti dei fratelli Grimm. Il nome del mostro che dà loro la caccia diventa Harry Powell (Robert Mitchum), un predicatore fanatico che uccide donne per punirle dei loro peccati e intascare i loro soldi, e che in una delle sequenze più famose del film tiene un sermone mettendo in scena la lotta tra il bene e il male con le mani, sulle cui nocche ha tatuate le parole Love/Hate.                                                               

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Il ruolo del predicatore è uno dei più memorabili interpretati da Robert Mitchum, scritturato dal regista dopo che Gary Cooper rifiutò la parte per timore di incrinare la sua immagine di cavaliere senza macchia nè paura. L’anno della morte di Laughton, il 1962, lo stesso Mitchum interpretò un personaggio simile al predicatore in Cape Fear – Promontorio della paura di J. Lee Thompson, dove nei panni dell’ex detenuto Max Cady perseguita la famiglia dell’avvocato che lo aveva fatto finire in carcere per stupro, Sam Bowden (Gregory Peck). Nel remake omonimo del 1991 di Martin Scorsese il riferimento e l’omaggio al predicatore di The Night of the Hunter è ancora più evidente: sulla schiena di Cady (interpretato stavolta da Robert De Niro), c’è tatuata un’enorme bilancia che soppesa le parole Truth (accompagnata da una bibbia) e Justice (illustrata con un pugnale).

Il titolo italianodel film di Laughton fa riferimento a un’altra celebre sequenza: quella in cui i due piccoli protagonisti John e Pearl fuggono dal predicatore con una barchetta sul fiume, lo stesso in cui è stato gettato il cadavere della loro mamma, sposata e poi uccisa da Powell. L’immagine del suo corpo senza vita con i capelli che ondeggiano tra i flutti è stata anch’essa ripresa e omaggiata da molti registi, non ultimi i fratelli Coen nel loro L’uomo che non c’era con il cadavere del truffatore Creighton Tolliver (Jon Polito), del cui assassinio il protagonista viene ingiustamente accusato.

La scena del sermone è invece omaggiata nel 1989 da Spike Lee con il suo Fa la cosa giusta , dove Radio Raheem – il ragazzo che gira per Harlem sempre accompagnato dal suo stereo, e il cui omicidio dà inizio ai riots – ha degli anelli «tirapugni» con le parole odio e amore, e recita lo stesso monologo di Powell: «Lasciate che vi racconti la storia di mano destra e mano sinistra…»