Sono stati tre giorni asserragliati negli uffici dell’assessorato al Patrimonio del comune di Napoli, a Palazzo San Giacomo. Ieri pomeriggio sono andati via, solo dopo aver ottenuto un impegno verbalizzato che vincola l’amministrazione a trovare loro una soluzione abitativa: si tratta delle famiglie e dei precari che hanno occupano due anni e mezzo fa un immobile in piazza Miraglia, proprietà della Confraternita dei servi di Gesù che però vuole sfrattarli.

Nell’ex convento, poi convertito in uffici del vicino Policlinico prima di rimanere vuoto, hanno trovato rifugio 30 persone in forte disagio, un terzo bambini sotto i dieci anni. La confraternita due anni fa ha sottoscritto un preliminare con i titolari dell’hotel Neapolis per trasformare lo spazio in un albergo e un mese fa ha provato a sfrattarli con gli agenti in assetto antisommossa. Gli attivisti della campagna Magnammece o’ pesone spiegano: «Nel 2016 avevamo raggiunto un accordo con comune e curia per arrivare a una soluzione ma dalle parole non si è passati ai fatti. Per i nuclei familiari interessati, poveri e vulnerabili, c’è bisogno di un intervento urgentissimo».

Il centro storico di Napoli, patrimonio Unesco, è attraversato da una forte spinta speculativa innescata dal turismo, con almeno 6mila appartamenti finiti su Air b&b, una crescita del 65% che è tra le più alte in Italia. Almeno 17mila famiglie attendono una casa popolare (la graduatoria è del 1996). Circa 100mila persone sono in sofferenza abitativa, le sentenze di sfratto esecutive sono 1.500 all’anno. «Interi palazzi sono stati svuotati sfrattando gli inquilini, come a Porta di Massa e in Rua Catalana, per convertirli in case vacanze – spiegano gli attivisti -.

La regione in autunno dovrebbe approvare una nuova legge che per adesso non ha nulla in termini di edilizia popolare o spazi da ripubblicizzare, ma prevede l’aumento dei canoni delle case Iacp. Il comune deve risolvere la grana dei debiti delle altre gestioni ma il problema non può più essere rimandato». Mercoledì c’è stato un incontro tra l’assessore al Patrimonio e gli occupanti, ieri si è trovato un nuovo accordo. Il sindaco ha spiegato: «Il diritto all’abitare è uno dei primi diritti, siamo l’unica amministrazione che dà voce a queste realtà che altri sgombrerebbero. Speriamo di vincere le battaglie con chi ha i soldi per garantire il diritto alla casa, come regione e stato». a. po.