La regione Lombardia batte cassa con lo Stato e ne approfitta per lanciare l’ennesima polemica dal sapore xenofobo contro gli immigrati. L’argomento è lo stesso che si ripete ormai da mesi: in Italia la salute è un diritto e per di più gratuito a prescidere dalla nazionalità e dal possesso o meno di un permesso di soggiorno, ma agli amministratori leghisti della Regione quest’idea non va proprio giù. E così ciclicamente torna a galla il credito che la Lombardia ha con lo Stato per l’assistenza sanitaria prestata a migrati e stranieri.
Richiesta legittima, sia chiaro, visto che si tratta di soldi anticipati dalla Regione in attesa del rimborso, ma usata come al solito in modo strumentale rischiando di far pagare il conto non a palazzo Chigi, ma ai migranti.
Questa volta a battere cassa è l’assessore alla Sanità Mario Mantovani che presenta un conto di 160 milioni di euro per le cure prestate in ospedale a cittadini stranieri. L’assessore ha ricordato come nelle 358 strutture di accoglienza della regione a fine giugno erano presenti circa 7.000 persone e che le Asl hanno eseguito circa mille prestazioni preventive. «Noi continueremo a fare il nostro dovere – ha assicurato – ci aspettiamo che Renzi onori finalmente i debiti».
Non c’è nessun motivo per dubitare delle rassicurazioni date dall’assessore (fino allo scorso mese di aprile il credito nei confronti dello Stato ammontava a 100 milioni per il decennio 2002-2010), se non fosse che prima di lui sia il governatore Roberto Maroni che il leader della Lega Matteo Salvini hanno minacciato di intervenire sulle spese destinate ai migranti in caso di mancata riscossione. «Fosse per me, da domani mattina sospenderei qualsiasi prestazione ai clandestini finché qualcuno non pagherà. Per qualcuno sarà razzismo, ma per me è giustizia e buon senso», ha scritto il 12 marzo scorso su Facebook Salvini, aizzando la solita contrapposizione tra italiani da una parte e stranieri dall’altra.
Sulla stesso onda ovviamente anche Maroni. Facendo riferimento ai possibili tagli previsti dalla passata legge di stabilità, il 1 novembre del 2014 il governatore ha minacciato: «Farò battaglia durissima: se mi costringeranno a tagliare partirò dalle spese per gli immigrati: io i lombardi non intendo penalizzarli». Per la cronaca Maroni parlava alla festa della zucca di Ziano, nel piacentino.
Naturalmente i debiti si pagano e quindi il premier farebbe bene a saldare quelli che il governo ha con le regioni (tutte, non solo la Lombardia). Detto questo, però, la Lombardia dovrebbe anche garantire davvero che un immigrato che si sente male riceva le cure che gli necessitano come ogni altra persona a prescindere dalla nazionalità. Cosa che invece purtroppo in Lombardia non avviene, come denunciato ad aprile dall’associazione di volontari Naga in un rapporto intitolato «Curarsi non è permesso» in cui si denunciano 155 casi di stranieri ai quali in alcune strutture sanitarie lombarde è stata garantita un’adeguata assistenza solo dopo l’intervento dei volontari. Senza parlare della mozione presentata in regione da Patto civico, e sostenuta da Pd e M5S, con la quale si chiedeva il «riconoscimento dell’assistenza sanitaria di base anche per i minori non regolari». Mozione bocciata dal consiglio regionale.