Il luogo liturgico d’elezione per lui era la consolle, lì sembrava come se riuscisse a far suonare un popolo intero. Ha amato molto anche la radio, sin da giovanissimo ci ha lavorato, più o meno era il periodo di coda delle radio libere e, anni dopo, ha lasciato un segno indelebile anche nelle più istituzionali. Non meno liturgica però la sua casa a Cassino, con la moglie e i due figli; un ambiente familiare, sempre pieno di amici da tutto il mondo. Dj come lui, creativi come lui, schietti al suo pari, genuini altrettanto. Claudio Coccoluto se n’è andato in silenzio la mattina presto di martedì 2 marzo.

HA FATTO TUTTO in vita, come una rockstar e anche di più. E come una rockstar era amato, per aver smentito i puristi, per aver sdoganato il credo feroce di tutti quelli che hanno sempre considerato il dj un non musicista. E la musica elettronica come una «robetta» da smanettoni del computer e basta. Inutile raccontare che ha prodotto, suonato, disegnato le rotte di un mitico club di Roma come il Goa negli anni Novanta. Faceva doppi e tripli turni nella stessa serata in giro nei club di mezza Italia, ai tempi d’oro.

PER PRIMO SUONÒ, tra gli italiani, in club di grande tendenza a New York, per primo però si è messo a criticare gli eccessi della fine anni Novanta e primi Duemila di certa musica elettronica. Prova ne sono i suoi lavori degli ultimi dieci anni: produzioni e dj set sempre più creative, al centro del suo mondo sempre la ricerca, le infinite possibilità ritmiche e melodiche delle nuove tecnologie (famosa la sua collezione di dispositivi apple almeno quanto quella dei suoi circa 70 mila vinili). Ha pubblicato libri, intrattenuto lettori di settimanali politici e mensili di tendenza. Ha prodotto, collaborato, persino fatto parte di una giuria a Sanremo, nell’era di Pippo Baudo. Era amico di vip e politici – a un certo punto è persino comparso al fianco di alcuni di questi – ma ha saputo distinguersi.

Figlio di un partigiano vero, da cui dicono abbia ereditato intelligenza e integrità, coraggio e forza, era malato da qualche tempo, per fortuna se n’è andato accanto ai suoi cari nella sua casa di Cassino, lui che era nato a Gaeta. Chi ha quaranta, cinquanta e fino a sessanta anni oggi lo ricorda e lo adora, anche se non frequentava le discoteche. Per qualcuno di loro era un esempio: come suonare nei club, come conquistare il mondo. Come far radio in modo innovativo.

PER RAFFAELE COSTANTINO, producer, dj e speaker di Radio2 è un idolo indiscusso. «Ciao Raffaele, volevo ringraziarti per avermi inserito nella tua chart, mi scrisse un giorno», racconta Costantino. «Claudio Coccoluto era così, viveva nell’Olimpo ma era sempre disponibile al confronto e grato alla vita. Il dj Italiano più iconico, il rappresentante della club culture più autorevole in Italia, il personaggio che ha dato dignità al lavoro del dj». Claudio era un riferimento per tutti noi, non intendo soltanto per i dj, ma per tutti gli appassionati di musica di ogni genere. Lo ha dimostrato anche nell’ultimo periodo, assumendosi in prima persona la responsabilità di rappresentare la rete dei club al tavolo permanente dello spettacolo nel dialogo con il Mibact, e non tirandosi mai indietro (nonostante la sua fatica fisica fosse ormai palese) nelle dirette sui social in cui si discuteva del futuro del suo amato mondo della notte».

In effetti alcune sue trasmissioni radio, che poi erano veri e propri show, dj set o come diavolo si possono definire, hanno fatto storia. Quando fu chiamato a Radio2 volle fortemente al suo fianco la voce di Luciana Biondi: «Produsse Audiozone, cinema per le orecchie per la Rai e mi chiamò. Faticavamo a stargli appresso, era sempre impegnato in mille cose. Quando lo vidi all’opera per la prima volta, anni prima, mi resi conto che la sua era scienza e che il cielo lo aveva munito di un orecchio assoluto».

È SEMPRE STATO vicino ai giovani, consigliandoli, producendoli, portandoli nei club. «È vero», racconta il dj Lele Sacchi volto e voce di oggi. «Un faro, un leader naturale, dotato di carisma e umanità, ha aiutato molti giovani dj. Con lui questo ambiente è diventato parte della nostra cultura. Siamo cresciuti dietro di lui e con lui. Anche nella sospensione assoluta di questo momento storico nella Club Festival Commission Italia, in cui abbiamo condiviso la strada, si è battuto come un leone per far riconoscere la nostra espressione come cultura. Era molto fiero del suo papà partigiano e spesso pubblicava la foto della sua tessera del CNL».

Claudio Coccoluto se ne va così ma tutti, davvero tutti sono convinti che rimarrà nella storia, parola di Alberto Castelli, giornalista, scrittore, agitatore culturale che quell’epoca d’oro la documentava da Radio Centro Suono, una delle prima realtà che diedero spazio e autorevolezza alla scena techno. «Un giorno Charlie Parker disse: Io sono solo un devoto e fedele servitore della musica. Anche Claudio lo era. E aveva quell’umiltà che è propria dei fuoriclasse. Mancherà enormemente».