«Se fossi rimasta nel nord dell’Inghilterra, se i miei genitori non si fossero trasferiti al sud, sarei potuta essere un’insegnante. A volte penso che sarebbe bello vivere una vita ordinaria, leggere libri e vedere gli amici». Ma il destino ha voluto per Vivienne Westwood una vita decisamente fuori dall’ordinario.

Nata l’8 aprile del 1941, in un villaggio nel Derbyshire, Vivienne Isabel Swire possiede diversi tratti caratteristici del suo segno, l’Ariete: è portata all’azione, creativa, energica ed entusiasta. Gli Arieti necessitano perennemente di nuovi obiettivi e nuove idee, e affrontano la vita a testa alta. La sua infanzia è piuttosto felice. Le sue origini working-class, e l’austerità del periodo bellico, le infondono un senso del risparmio che l’accompagnerà per tutta la vita. Sarà sempre contraria al consumismo sfrenato, anche quando, in tarda età, diventerà benestante. Ad appena quattro anni, dopo aver sentito con orrore la storia della crocefissione di Gesù, giura di voler diventare una «combattente per la libertà»: «Volevo fare qualcosa per cambiare questo mondo orribile», ricorda.

Vivienne è una ragazza attraente, vestita in modo originale, con abiti che spesso confeziona lei stessa: aderenti gonne a matita e tacchi alti. Le sue icone sono le aristocratiche mannequin di Vogue e Harper’s Bazaar, e le dive glamour del cinema: Marilyn Monroe, Jayne Mansfield, Sophia Loren.

Verso la fine degli anni Cinquanta la famiglia Swire si trasferisce nel più ricco sud, a Harrow (nella Grande Londra). Vivienne, che ama ballare il rock’n’roll, incontra in un locale notturno Derek Westwood. I due si sposano nel 1962, e nel 1963 nasce Ben. Appena tre anni più tardi la coppia divorzia: è lei che lo lascia, perché non sta «imparando niente da lui».

Vivienne, tornata a casa dei genitori con il figlio, è inquieta, non trova la sua strada: inizia diversi corsi di studio e lavori, che abbandona dopo poco. A un certo punto decide di diventare insegnante, ma sotto sotto prova una forte invidia verso il fratello minore Gordon e i suoi amici della Harrow Art School. Tra questi c’è un certo Malcolm McLaren (allora conosciuto come Malcolm Edwards), con cui Gordon divide l’appartamento.

Presto la ragazza si trasferisce da loro. Malcolm (che è ancora vergine) ne è da subito attratto sessualmente. Lei no, ma dopo un po’ viene conquistata dalla sua parlantina. Mentre lei assembla bigiotteria da vendere al mercato di Portobello, lui le impartisce lezioni di politica, arte e street style. È il loro primo progetto insieme, e da subito i ruoli sono stabiliti: lei l’artigiana, lui l’arrogante art director. Quando la Westwood rimane incinta, entrambi sono d’accordo per un aborto. Ma, mentre si reca ad abortire con i soldi in mano, Vivienne cambia strada e va a comprarsi un cappotto. Nel novembre del 1967 nasce Joseph.

Nel 1970 la coppia va a vivere in un appartamentino in un caseggiato popolare a Nightingale Lane, che Vivienne chiamerà casa fino al 1998. Entrambi vegetariani, si nutrono principalmente di riso, noci e verdure (che spesso rubano dai giardini dei vicini o dalla spazzatura dei mercati). È Malcolm a incanalare nella moda la creatività senza meta di Vivienne. Il loro sodalizio personale e artistico, anche se spesso burrascoso, durerà quindici anni.

Let it Rock, la prima incarnazione del loro leggendario negozio al numero 430 di King’s Road, apre nel 1971. Vendono abbigliamento Teddy Boy, e i 45 giri e la memorabilia r’n’r di Malcolm (ora McLaren). Nel 1973, all’apice dei profitti, Malcolm e Vivienne lo chiudono, per riaprirlo poco dopo con uno stile e un nome diversi: Too Fast to Live, Too Young to Die. La coppia deve cercare di continuo nuove ispirazioni per non annoiarsi: ora è il turno dei rocker e dei motociclisti. È in questo periodo che iniziano a disegnare le loro celebri t-shirt con gli slogan. Le t-shirt diventano in mano loro capi fashion ma anche strumenti di propaganda, e più sono oltraggiose, più hanno successo.

Vivienne e Malcolm si recano a New York. Qui frequentano i New York Dolls, che li portano al CBGB a conoscere i principali esponenti della nascente scena punk: Richard Hell (il cui look, fatto di abiti strappati e tenuti insieme da aghi di sicurezza, colpisce molto McLaren), i Ramones, Patti Smith.

Quando tornano a casa trovano una Londra sempre più grigia e depressa, in piena recessione economica. Nell’autunno del 1974 la coppia cambia ancora una volta nome (Sex) e veste al loro punto vendita: iniziano a vendere abbigliamento e accessori fetish in gomma, e lingerie «scandalosa». Nell’estate del ’76 il negozio sta incassando parecchio, vendendo capi che entreranno nella storia, come le celebri t-shirt Two Naked Cowboys (per colpa della quale Malcolm e Vivienne vengono arrestati) e Tits. Mentre gli obiettivi di McLaren sono il divertimento e il profitto, la Westwood crede sinceramente che la loro «campagna di liberazione sessuale» avrebbe modificato gli atteggiamenti degli inglesi nei confronti del sesso.

Tra il ’74 ed il ’75 McLaren aveva trascorso sei mesi a New York, deciso a diventare il manager dei New York Dolls. L’esperienza si rivela un disastro. Quando torna in Inghilterra cerca un’altra band a cui fare da manager. Trova i membri tra i ragazzini che frequentano Sex: Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook, Glen Matlock e, più avanti, Sid Vicious. Nascono i Sex Pistols. Il loro primo concerto si tiene il 6 novembre 1975 al St. Martin’s College of Art, e presto in Inghilterra non si fa che parlare di loro e della scena punk di cui sono i portabandiera.

Mentre McLaren è impegnato a promuovere la band, sfruttare i media e scioccare il pubblico, la Westwood si occupa del negozio e degli abiti. È creando il look dei Sex Pistols che evolve da sarta che riproduce modelli vintage a designer vera e propria. La tipica tenuta punk, da lei creata e indossata dai membri della band, è composta da pantaloni bondage, maglia in mohair, e t-shirt con slogan. Mai prima la musica e la moda sono state così legate, vendute in un unico fagotto tenuto insieme da spille da balia. I ragazzini ne vanno pazzi. Chi non può permettersi i prezzi salati di Sex (dal 1976 Seditionaries) trafuga i capi dagli scaffali, attività resa facile dal fatto che gli addetti alle vendite se ne stanno seduti (spesso fatti) a leggere fanzine punk. Oppure si danno al fai-da-te, incoraggiati dalla stessa stilista: «Se le persone non possono permettersi i miei vestiti, se li possono fare da soli». A sua difesa, bisogna dire però che la Westwood da sempre odia la moda usa-e-getta di qualità scadente, e che già allora i suoi abiti sono studiati in ogni minimo dettaglio (trascorre ore in biblioteca a fare ricerche), le rifiniture perfette, i materiali di ottima qualità.

Dopo lo scioglimento dei Sex Pistols e la morte di Vicious (nel ’79), McLaren si rifugia a Parigi. Vivienne, disillusa dalla mancata rivoluzione sociale del punk, e ai ferri corti con Malcolm, prende le distanze dal movimento. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, la stilista trova ispirazione nei costumi d’epoca, più che dalla strada. Quando McLaren torna a Londra, e Vivienne gli mostra le sue nuove idee, lui le trova poco «r’n’r», poco contemporanee, e le suggerisce di cercare ispirazione tra… i pirati.

Il collegamento tra musica e fashion è ancora una volta fondamentale (a questo proposito, fino a febbraio 2014 è aperta al Victoria and Albert Museum di Londra la mostra Club to Catwalk, che analizza come la scena musicale underground degli anni Ottanta ha influenzato la moda dell’epoca. Tra gli stilisti esposti, Vivienne Westwood).

È sbocciata in Gran Bretagna la scena New Romantic, e il look del «pirata moderno» ideato da Vivienne e Malcolm rispecchia a meraviglia la nuova tendenza sotterranea. I musicisti-simbolo di questa nuova immagine sono Adam Ant e i Bow Wow Wow (gestiti da McLaren), i quali promuoveranno il look Pirate (e il negozio, che dal 1980 diventa Worlds End, nome che mantiene ad oggi) come i Pistols avevano fatto con le creazioni di Sex/Seditionaries.

La Pirate Collection è una delle migliori di Vivienne Westwood, un successo che la lancia nell’establishment fashion internazionale. Pirate, e le successive Savage (1982) e Buffalo (82-83), sono collezioni che hanno una grossa influenza su designer giapponesi quali Rei Kawakubo (Comme des Garçons) e Yohji Yamamoto; decostruttivisti belgi come Margiela e Ann Demeulemeester; Galliano, Gaultier e tanti altri. Il pezzo più famoso della collezione Buffalo, ad esempio, è un reggiseno a cono stile anni Cinquanta indossato sopra una maglia, idea in seguito copiata da Jean-Paul Gaultier e resa celebre da Madonna.

Nel 1982 i rapporti tra la Westwood e McLaren peggiorano. La Witches Collection (83-84) sarà l’ultima collaborazione tra i due. Nel 1983 Vivienne conosce Carlo D’Amario, che diventa il suo manager italiano e che la porta a fabbricare i suoi abiti in Italia. Nel nostro paese Vivienne trova apprezzamento e un sostegno finanziario che la salva dalla bancarotta. «Senza l’Italia, non esisterei», riconosce. Il successo prosegue per tutti gli anni Ottanta e Novanta: la sua mini-crini e i suoi corsetti sono imitatissimi.

Nel 1987 Vivienne (con l’amico Gary Ness) tenta di produrre lei stessa una band rock: Choice. Madonna le aveva scritto di essere la sua designer preferita (nel video di Borderline del 1984 indossa una gonna Vivienne Westwood con stampe di Keith Haring), e D’Amario suggerisce di chiederle di essere la star del gruppo. Con l’aiuto di Robin Scott (Pop Musik) Vivienne scrive alcune canzoni e manda un demo a Madonna, che però non risponde. Al suo posto viene scelta Sarah Stockbridge, la bionda modella simbolo del brand. Vivienne scrive sei canzoni per la band, ma nessuna viene mai registrata.

Negli ultimi anni Dame Vivienne Westwood (nel 2006 ottiene l’onorificenza di Dama da parte della Regina) ha vestito numerose dive del pop: Lana del Rey, Katy Perry, e soprattutto Gwen Stefani, sua grande ammiratrice. Ma quell’unione magica e perfetta tra musica e moda sperimentata con i Sex Pistols non si è più verificata.

Quest’autunno la moda celebra il trionfo dello stile punk. Ma anche se le strade saranno invase da tanti nipotini dei Sex Pistols in (eco)pelle nera, tartan, t-shirt strappate, e mohair, l’unica, vera, punk rimasta è una signora di 72 anni, con i capelli arancioni e indaffarata a salvare l’umanità: Vivienne Westwood.