Nel futuro dell’economia è assai probabile il verificarsi di una stagnazione senza fine, prolungamento della crisi iniziata nel 2008. Dunque un incremento modesto o nullo del Pil, prezzi fermi o in calo, salari e stipendi in diminuzione, chiusura di imprese piccole e grandi. Così Luciano Gallino ci introduce, nel suo ultimo libro (Il denaro, il debito, la doppia crisi spiegata ai nostri nipoti), alle diverse facce di questa crisi, e alla reazione del capitalismo che risponde accrescendo lo sfruttamento irresponsabile del sistema ecologico, tutto con il ferreo sostegno di un’ideologia, il neoliberismo, fondata su alterate rappresentazioni della realtà.

Le distorsioni , finalizzate a legittimare l’ordine esistente, sono sotto i nostri occhi: convegni, uffici studi, giornalisti di ufficiale saggezza, accademici, governanti in quotidiana presenza nella Tv di Stato diffondono incontrastate verità: le classi sociali non esistono più; la funzione dei sindacati, residui ottocenteschi, si è esaurita; la perenne emergenza ci rende tutti uguali; licenziare crea posti di lavoro e benessere; il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore ( energia, acqua, trasporti, scuola, sanità); il mercato, libero da intralci burocratici, fa circolare e crescere capitale e lavoro.

Questo modo di governare il conflitto di classe, camuffandolo e non risolvendolo, è respinto in maniera semplice e lineare da Luciano Gallino, rilevando l’apporto della dose massiccia di stupidità dimostrata dai governanti. Basti pensare a quanto è avvenuto nell’autunno del 2014: i disoccupati sono oltre tre milioni; i giovani senza lavoro sfiorano il 45%; la base produttiva ha perso un quarto del suo potenziale; il Pil ha perso 10-11 punti rispetto all’ultimo anno prima della crisi . «E che fa il governo ? Si sbraccia per introdurre nuove norme che facilitino il licenziamento, riprendendo idee e rapporti dell’Ocse di almeno vent’anni prima», come il sociologo sottolinea nelle pagine del libro.

Chi voglia pensare e vivere senza prestar fede alle verità di classe deve prendere atto che oggi manca un punto di riferimento di qualche peso e visibilità sociale(un partito, una fondazione, una scuola, un organo di rilievo dei media) dal quale emerga un pensiero critico, patrimonio della cultura e dei partiti di sinistra . («Ma da noi la cultura di sinistra, quale cultura diffusa di ampie formazioni politiche, è morta, insieme ai partiti che la divulgavano»).

Questo quadro di pessimismo è vitalizzato e illuminato dallo stesso autore, laddove rileva che tutto ciò che è può essere diversamente e si adopera per tener fede a questo ideale: chi voglia cambiare il capitalismo in un sistema migliore, a prescindere da titoli tradizionali, deve prendere atto della necessaria radicalità di ogni percorso di reale trasformazione: occorre cambiare il modo di produrre, di lavorare, di consumare , il sistema finanziario, l’organizzazione del processo politico, la distribuzione delle risorse, le strutture e le funzioni delle associazioni intermedie.

In questo affascinante affresco politico, mi limito a evidenziare l’immediata esigenza di riportare la normativa lavorista nella realtà dei sistemi che sostengono la vita, concetto che l’espressione sistema ecologico vuol riassumere. Crisi del capitalismo e crisi ecologica sono due facce della stessa medaglia: la guerra del capitalismo contro la Terra è un aspetto della sua necessità di perseguire l’accumulazione del capitale attraverso la trasformazione di ogni elemento della natura in denaro e questo in capitale. Gallino fa questo esempio: se la scarsità di acqua potabile in una regione rischia di provocare milioni di morti, come si determina il valore di scambio dell’acqua o, sotto altro profilo, dei milioni di vittime? Nel campo del lavoro si può fare questo esempio: se la scarsità di occupazione aumenta lo sfruttamento della mano d’opera e il rischio di morti bianche, come si determina il valore di scambio della forza lavoro non tutelata o, sotto altro profilo, delle centinaia di vittime nei cantieri? Problema drammatico in Italia, con l’aumento degli incidenti mortali sul lavoro, tra gennaio e ottobre 2015, si contano 100 caduti in più.

E Gallino arriva alla domanda: «Se la politica la fa il capitale, come si può fare politica per opporsi al capitale?». A partire dagli anni ’80, le maggiori innovazioni del sistema finanziario funzionali alla sua crescita smisurata sull’economia e sulla società, sono state introdotte dai governi, cioè dalla politica: «Di fatto la legislazione e l’indicazione delle azioni sottoposte o meno a disciplina giuridica sono state privatizzate. I ministeri delle Finanze sono stati ridotti ad altoparlanti del settore finanziario». E’ da escludere una ribellione della pubblica opinione, con giornali e reti televisive controllati da imprese a loro volta condizionate dai politici associati alla finanza e da imprese pubblicitarie.

In un quadro così nero, nelle sue conclusioni Gallino intravede la luce del consolidarsi, tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015 «qualcosa che assomiglia a una forma organica di opposizione» che può dar vita a un nuovo soggetto politico, capace di ricondurre il capitalismo entro argini limitativi della sua attività predatoria , «pur continuando a guardare alla meta lontana del suo superamento». A fronte di un governo che, seduto su un vulcano, gioca a fare “riforme” che peggiorano la situazione, crescono in ampiezza e vigore manifestazioni contro i deleteri interventi di Renzi in tema di lavoro, scuola, pensioni, sanità. Alla possibile obiezione che queste riforme sono fatte in esecuzione dei Trattati Ue, Gallino risponde che l’art. 48 prevede che «i trattati possono essere modificati conformemente a una procedura di revisione ordinaria». E ancora: «Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati». Eppure, amara constatazione, «nessuno ha mai sentito esprimersi al riguardo un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei Trattati Ue e ammetta che non sono scolpiti nel granito».