Carlo Azeglio Ciampi, governatore della Banca d’Italia, ministro del tesoro, presidente del Consiglio, e presidente della Repubblica è stato uno straordinario protagonista della storia d’Italia, quella buona: della crescita dopo i disastri del fascismo e della guerra.

Certo dobbiamo esprimere gratitudine e onorare la sua personalità ma soprattutto studiare la sua grande lezione di politica economica nei rapporti con i sindacati (si ricordi l’intesa con Bruno Trentin) e con i poteri forti.

Sarebbe il caso di chiedersi cosa avrebbe fatto Ciampi di fronte ai problemi attuali: disoccupazione, debito pubblico, stagnazione economica, scuola, produttività, banche.

E’ utile leggere e studiare i suoi scritti sul modo di affrontare le difficoltà economiche interne e internazionali.

Non si tratta di celebrare Ciampi ma di utilizzare il suo insegnamento anche di fronte ai problemi di oggi del tutto nuovi rispetto ai suoi tempi. Siamo di fronte ad un blocco della crescita, anzi, direi, a una recessione. Siamo in una pericolosa finanziarizzazione nella quale la produzione di merci e il lavoro perdono di peso. Il progresso tecnico riduce l’impiego di lavoro vivo creando disoccupazione in mancanza di una lotta per la riduzione dell’orario di lavoro.

Sarà perché ho conosciuto Ciampi quando era governatore della Banca d’Italia e con lui ho molto conversato e imparato, che nutro per lui molta stima.

Le conversazioni tra noi – lui governatore della Banca d’Italia, io giornalista del manifesto – erano libere, senza da parte sua alcuna riserva, anzi, direi, con una certa curiosità e, per me, di grande stimolo e altrettanta curiosità.

Ciampi era molto aperto alla discussione e non faceva mai pesare la sua autorità.

Diverso è il mio giudizio su Carlo Azeglio Ciampi presidente della Repubblica. Soprattutto per non essersi opposto all’intervento militare in Kosovo, voluto dall’allora primo ministro Massimo D’Alema per piacere alla Nato.

In ogni modo era un’epoca più viva di quella attuale e con Ciampi esce di scena un grande personaggio della storia d’Italia, che oggi è largamente ricordato.