La storia di Cosimo Matassa, non è altro che la narrazione della genialità di un uomo semplice e pieno di talento, venuto dalla strada e davvero appassionato del proprio lavoro. Le istituzioni ne riconobbero ripetutamente i meriti: la Rock and Roll Hall of Fame il 24 settembre 2010 designò lo studio originario, nel frattempo divenuto una lavanderia, come uno degli undici monumenti storici del r’n’r e nel 2012, toccò a Matassa in persona entrare a farne parte nel ruolo di ingegnere del suono. Ben prima delle cerimonie ufficiali, «Cozmo» era già entrato nel cuore e nella mente della gente comune. Al punto tale che decine di studiosi, critici e semplici appassionati in giro per il mondo, qualche anno fa si sono ritrovati insieme accomunati dall’intento di compiere un accurato e meticoloso lavoro di ricerca e archiviazione dell’intera attività svolta in studio dal neworleanian. Da questa esperienza collettiva che si è materializzata attraverso una fitta rete di blog e siti musicali in giro per la rete, si è generato il «Cosimo Code», vale a dire la scoperta delle sequenze numeriche che l’ingegnere del suono attribuiva alle registrazioni. L’apice di questa mastodontica operosità è stato il disco Cracking the Cosimo Code-60s New Orleans R&B and Soul, pubblicato dalla Ace Records nel 2014: si tratta di una raccolta di ventiquattro meravigliose incisioni che han visto la luce tra il 1960 e il 1968. E tutto ciò, ha preso il via alle fine degli anni Novanta in un punto della ferrovia metropolitana di New York.
Siamo a Penn Station, in un angolo dove gli homeless cercano riparo dalle intemperie e dove uno di loro, stringe amicizia con il macchinista che quotidianamente passa da quelle parti a inizio e fine turno. Quando gli spazi son condivisi, le relazioni interpersonali sono facilitate e tra una fugace conversazione e l’altra, il senzatetto conia il soprannome del conduttore di treni, che da quel momento diviene Red Kelly. Sarà lui, assieme al critico musicale e saggista di fama John Broven e al musicologo John Ridley, noto anche come Sir Shambling, a dar vita al progetto «Cosimo Code». Kelly venne reclutato per le accurate ricerche svolte, come sia accaduto, lo racconta lui stesso: «Ho iniziato la mia relazione amorosa con New Orleans nel 1976, in occasione del Mardi Gras. Da cui sono stato letteralmente spazzato via: non avevo idea che sulla terra esistesse un posto simile, dove la musica avesse una tale importanza! Da quel momento ho fatto la spola con la città almeno un paio di volte l’anno, seguendo molto sia il Jazz & Heritage Festival, che la scena musicale in generale e dedicandomi agli acquisti di 45 giri, una mia vecchia passione, in ogni dove. Poi, nel 2005 arrivò Katrina… la notizia mi devastò. Non riuscivo a capacitarmi di come fosse potuto accadere. Fu in quel momento che decisi di fare qualcosa, di partire per il mio viaggio nella scrittura. Mi resi conto che potevo farlo: ero in pensione dal 2004 e avevo finalmente tempo libero, e avendo tante volte in passato notato l’assenza cronica di informazioni in internet riguardanti i miei acquisti discografici, diedi il via al blog Soul Detective».

INTUIZIONI
L’idea di Kelly si rivela ottima, con una notevole interazione di pubblico: «Pensai a un luogo in cui si potessero condividere le risorse di ognuno per scoprire i retroscena dietro a ogni disco. E andò meglio di quanto potessi sperare. Nel 2009 durante il Jazz Fest, mia moglie portò ad autografare la nostra copia del libro Record Makers and Breakers direttamente all’autore, John Broven. Con mia sorpresa, John aveva familiarità con Soul Detective: diventammo amici, scoprendo di abitare a poche miglia l’uno dall’altro. Nel 2012 durante un viaggio di ritorno da Memphis a New York, mi raccontò del lavoro fatto assieme a Sir Shambling, Peter Gibbon e Davie Gordon, che consisteva nell’elenco di quel “criptico trattino sillabato di due numeri” presente sulle registrazioni di Matassa. Come collezionista, ero a conoscenza di quei numeri ma non ne avevo compreso la portata. Si trattava della chiave per poter finalmente catalogare la sua opera».

ELENCHI
In effetti, dal 1960, Matassa iniziò a contrassegnare i numeri di matrice in sillabe per ogni 45 giri inciso, circostanza che ha permesso una stesura pressoché completa delle sessioni comprese tra il 1960 e il 1978: «La risposta è stata travolgente. Sul sito cosimocode.com in un solo anno passammo da mille codici inseriti a oltre il doppio. E ancora oggi, le persone ci contattano con nuove matrici da aggiungere. Siamo felici di come si presenti quanto abbiamo realizzato, inclusa la possibilità di ascolto in streaming: farlo seguendo l’ordine cronologico, manifesta la lungimiranza di Matassa, che ha reso ancor più imperituro il suo lavoro».
Il Codice riserva ancora una serie di sorprese niente male. Durante la redazione degli elenchi sono emerse anche pubblicazioni di ep e lp misconosciuti: tra questi il disco a metà tra commedia mordace e spoken word in dialetto cajun di J.B. Kling Jr., intitolato Cajun. Humor on the Bayou, il banjo jazz di Emanuel Sayles e il flamenco di tale El Formidable Ciro. Inoltre, l’assenza di nomi altisonanti come The Meters, svela in realtà di come «Cozmo» eseguisse anche lavori a nome di altri e di quanto ci sia ancora da scoprire negli archivi. Kelly, che nel frattempo sempre assieme a Broven ha curato la recente pubblicazione, sempre per Ace, della compilation The Soul of Memphis Boys, non esclude che ci possa essere un secondo volume del Cosimo Code. Anche perché, chiosa romanticamente il «Rosso», «Sai, parliamo di New Orleans, una città dove tutto può succedere. Come quella notte in cui dopo essere stato al party di presentazione della serie Treme alla House of Blues, mi ritrovai a vagare per le strade notturne in quartieri che non conoscevo. E puntualmente in ogni bar in cui entravo, trovavo inspiegabilmente James «Satchmo of the Ghetto» Andrews sul palco. Lunga vita a New Orleans!».