Dopo la condanna della corte europea per i diritti umani all’Italia per la mancanza di una legge che riconosca le unioni omosessuali, a spingere perché si arrivi all’approvazione del ddl Cirinnà ieri è stata anche Laura Boldrini.«Il tempo è scaduto, l’attesa per la nuova legge sulle unioni civili si sta prolungando oltremodo» ha detto la presidente della Camera riferendosi al testo fermo da mesi al Senato. A complicare le cose ci si è messo però il ministero dell’Econpmia. Da giorni infatti la commissione Bilancio di Palazzo Madama aspetta la relazione che quantifica i possibili costi per lo Stato di misure come la reversibilità della pensione per il partner e gli assegni familiari. Atteso inizialmente per martedì sera, il documento è slittato a ieri mattina per essere infine annunciato, forse, per oggi. La relazione è già stata consegnata dal Mef al minitro della Giustizia Andrea Orlando, che a sua volta l’ha trasmessa ai Rapporti con il parlamento per il via libera finale. E salvo sorprese potrebbe davvero arrivare oggi a palazzo Madama.

Il ritardo però ha scatenato le critiche di Sel e M5S, che accusano il governo di voler «perdere tempo». «Alla fine la verità viene sempre a galla. E la verità sui diritti civili è che il governo frena sul riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali» ha detto Nicola Fratoianni. Il coordinatore di Sel se l’è presa anche con il viceministro alle Riforme Ivan Scalfarotto, protagonista in passato di uno sciopero dell fame a sostegno del ddl. «Invece di fare tweet si impegni a sbloccare questa situazione».

Seppure lentamente, qualcosa comunque si muove. La capigruppo di ieri ha fissato per la prima settimana di agosto la discussione in aula del testo. Il che significa che non appena la Bilancio avrà licenziato il testo, la commissione Giustizia sarà costretta a un tour de force per licenziare in tempo il provvedimento. Con 1.600 emendamenti da discutere, quasi tutti presentati dal Ncd, sarà difficile che ci riesca ma l’aver calendarizzato il ddl per l’aula significa comunque averlo indirizzato verso la fine del suo iter al Senato. Cosa che fa essere ottimista Sergio Lo Giudice: «Una cosa è certa: dopo quasi trent’anni dalla prima proposta di legge sulle coppie di fatto – ha commentato il senatore del Pd – per la prima volta un ddl sulle nuove coppie entra nel calendario di un’aula parlamentare».

Tutto bene dunque? La prudenza quando si affrontano certi temi non è mai troppa. Primo perché è da quando è diventato segretario del Pd che Renzi promette una legge sulle unioni civili, salvo poi fermarsi sempre di fronte ai diktat del Ncd. E poi perché le forze in campo contro la legge che porterebbe finalmente all’equiparazione dei diritti per le coppie omosessuali sono pesanti. Ieri hanno fatto sentire di nuovo la loro voce i vescovi: «L’unica cosa che stiamo chiedendo al governo è di essere attento ai bisogni dei singoli ma non fare del bisogno dei singoli la misura e il quadro per dover poi regolare il bene comune» ha detto il segretario generale delle Cei, monsignor Nuncio Galantino. Mentre per la maggioranza Alfano ha ricordato come le unioni civili «non fanno parte del patto di governo».

Di certo questa volta sarà difficile per chiunque sottrarsi. Sia nelle commissioni che in aula c’è infatti già una maggioranza alternativa composta da Pd, Sel, M5S più che sufficiente per approvare la legge senza problemi. Voti ai quali non è escluso si aggiungano anche quelli di molti senatori di Forza Italia. Ieri Danilo Toninelli, tra i senatori 5 Stelle più preparati, se l’è presa con quanti insinuano che alla fine i grillini potrebbero tirarsi indietro, arrivando perfino alle minacce fisiche: «Il prossimo che sento dire che il M5S dice sempre e solo no lo prendo a schiaffi», ha scritto su Facebook. «Si parla delle necessitò di votare in fretta ma non si parla del fatto che il M5S è pronto da mesi a votare il testo fermo al Senato». Siamo al rush finale, per dirla con le parole di Lo Giudice. La speranza è di riuscire a tagliare finalmente il traguardo.