La canzone dice così: «Southern trees bear strange fruit | Blood on the leaves and blood at the root | Black bodies swinging in the southern breeze | Strange fruit hanging from the poplar treesPastoral scene of the gallant south» («Gli alberi al sud danno strani frutti | sangue sulle foglie, sangue alle radici | Neri corpi dondolano alla brezza del sud | Strani frutti pendono dai pioppi»).

Con queste parole la voce di Billie Holiday, che portò al successo la canzone Strange fruit cantandola per la prima volta al night club Café Society di New York nel 1939, rese nota al mondo la cruda realtà dei linciaggi degli afroamericani praticati nel sud degli Stati Uniti. Lo “strano frutto” di cui si parla in questo brano, fatto proprio dal movimento per i diritti civili, è il corpo di un nero che penzola da un albero.

Firmando la legge che ha reso il Juneteenth festività federale, Joe Biden ha voluto celebrare il proclama di emancipazione degli schiavi emanato da Lincoln 150 fa. Diversamente sono andate le cose per la pratica del linciaggio, mai divenuta illegale.
Nella prima metà del Novecento il Congresso esaminò circa 200 disegni di legge in materia, senza approvarne nessuno. Fra questi il Costigan-Wagner Bill, che prevedeva il rinvio a processo per gli sceriffi che avessero mancato di proteggere dal linciaggio della folla i cittadini che venivano arrestati. Fu sconfitto dal blocco dei suprematisti bianchi, dominante tra i senatori del sud. Era il 1935. I leader democratici del Senato cercarono di convincere l’allora presidente Roosevelt a sostenerlo. Ma lui rifiutò, temendo di perdere la rielezione per il secondo mandato.

Non cambiò idea neanche quando un nuovo caso trovò ampia risonanza sui giornali: l’impiccagione di un fittavolo nero senzatetto accanto alla casa della donna che lo aveva ingiustamente accusato, alla quale si era avvicinato in cerca di cibo. Il New York Times riferì che la donna si era spaventata vedendo la sua faccia e si era messa a urlare; poi una folla bianca inferocita sottrasse l’uomo agli agenti che lo scortavano verso la prigione.

La posizione sui linciaggi fu uno dei numerosi punti di contrasto fra Franklin Delano e la first lady. Nel 1939, Eleanor espresse con estrema chiarezza la sua posizione sull’ennesimo disegno legge contro il linciaggio presentato al Congresso, uno degli ulteriori 130 presentati fra il 1934 e il 1940, che si aggiungevano alle decine di anty-lynching bill approdati nelle aule dell’assemblea legislativa tra il 1882 e il 1933. Disse che gli Stati Uniti non potevano più presentarsi agli occhi del mondo dando lezioni agli altri paesi senza essere derisi o tacciati di ipocrisia se prima non mettevano ordine a casa propria: il loro rifiuto di garantire agli afroamericani il più basilare di tutti i diritti civili – la vita, cioè la libertà da un assassinio legalizzato – offriva ai nemici della nazione una micidiale arma di propaganda.

Più di recente, nel 2019, il Senato si è espresso all’unanimità a favore della proposta presentata da Kamala Harris (Justice for Victims of Lynching Act of 2019) e lo stesso testo, presentato alla Camera dal deputato democratico e pastore battista Bobby Rush, è stato approvato a larghissima maggioranza (410-4) dall’assemblea dei Rappresentanti nel 2020 con il titolo emendato di Emmett Till Antilynching Act e inviato al Senato.

La nuova denominazione è riferita all’omonimo ragazzo afroamericano brutalmente torturato e assassinato a Money (Mississippi) nel 1955 per ragioni razziali. Aveva 14 anni e Bob Dylan, nel 1962, gli dedicò una canzone (The Death of Emmett Till). Ad oggi, occorrerebbe una reconciliation che armonizzi il testo approvato al Senato, prima che ne decadano i termini, con quello approvato alla Camera per consentirne l’invio allo Studio Ovale alla firma del presidente.

Ma tentativi di ostruzionismo sono sempre in agguato. Come quello messo in atto nello stesso anno dal senatore repubblicano Rand Paul mediante una proposta di emendamento del testo approvato dalla Camera, alla quale si è opposta Harris con un’accorata denuncia: era un giorno di lutto, quello in cui si svolgeva a Minneapolis la prima cerimonia funebre per George Floyd, mentre nel mondo crescevano le proteste del movimento Black Lives Matter guidate dallo slogan «I can’t breathe».