Oggi viene presentato in Consiglio dei ministri un testo di legge dal contenuto altamente infiammabile: pensata all’origine come legislazione per far fronte alle derive del radicalismo islamico, è diventata per un momento legge contro i «separatismi» per diventare, nella versione finale, legge di «rafforzamento dei principi repubblicani». Lo slittamento del nome nelle intenzioni del governo francese è per evitare l’«isterizzazione» della discussione e al tempo stesso rafforzare la parte relativa alla promozione della «coesione sociale».

Il testo è diviso in 5 titoli e 57 articoli. È ormai il primo ministro, Jean Castex, a difendere la legge, sottratta alla supervisione del controverso ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ex sarkozysta oggi nel fuoco delle polemiche per la legge sulla «sicurezza globale» e le violenze della polizia nelle manifestazioni e non solo. Emmanuel Macron, in un discorso ai Mureaux il 2 ottobre scorso, ha affermato che la legge si rende necessaria come «risposta a fenomeni di ripiego comunitario, proselitismo e di affermazioni identitarie e fondamentaliste, indifferenti o ostili ai principi che fondano la Repubblica e ai valori che la ispirano».

Il contesto sono gli attacchi terroristici di cui è vittima la Francia da anni e in particolare dal 2015 (sta finendo il processo contro 14 accusati per gli attentati contro Charlie Hebdo e il supermarket HyperCacher), drammatizzato dagli ultimi avvenimenti, la decapitazione del professore Samuel Paty e l’attentato di Nizza.

Nel testo, è stato cancellato il riferimento esplicito all’«islamismo», una modifica che sta facendo urlare la destra, che considera il testo annacquato e inoperante.

La legge avrebbe dovuto chiamarsi «contro l’islamismo» per Marine Le Pen, e mettere alle corde l’«islamogauchisme», termine con cui viene screditata parte della sinistra, che rifiuta equiparazioni tra immigrazione, islam e terrorismo. Macron tenta l’equilibrismo: al sito Brut ha detto a proposito della radicalizzazione islamista che «il male è in noi, non lo cacceremo con un colpo di bacchetta magica, il risentimento economico e sociale può permettere di spiegare la meccanica terroristica». La riflessione è anche sul «fallimento dell’integrazione alla francese». Per questo il testo, che sarà discusso dal parlamento dal prossimo gennaio, dovrebbe avere più norme a favore dell’integrazione, della lotta ai ghetti urbani e alle discriminazioni.

Per i detrattori, lo scontro si riassume tra uno schieramento di laicismo intransigente e una posizione favorevole al multiculturalismo: era sembrato che Macron difendesse questa posizione più “anglosassone” all’inizio del mandato, ma poi è scivolato verso una riconferma della tradizionale posizione di difesa della “laicità”, un concetto che all’estero è poco compreso e che deriva dalla storia della Francia. La laicità è il diritto di credere e di non credere, assieme alla neutralità dei servizi pubblici.

La sinistra è spaccata. Sul sito Mediapart è stato pubblicato un appello, firmato da più di una trentina di personalità (dal regista Costa-Gavras al calciatore Lilian Thuram) che dicono a Macron «non abbiamo votato per questo» e denunciano, oltre alla legge sulla sicurezza globale, anche quella sui separatismi, che in qualche articolo fa fare «passi indietro» alla «libertà di informare, di opinione, credo, educazione, associazione, di manifestare e di contestare». Il Partito socialista è tornato alle vecchie divisioni, ha ripreso forza l’ala più governativa, che non cede sulla laicità e ci sono state tensioni con Europa Ecologia.

Nella legge c’è un po’ di tutto: si va dal limite alla scuola a casa per i bambini dai 3 ai 6 anni (per paura dell’indottrinamento religioso, che ha sollevato proteste tra i cattolici integralisti), all’obbligo per le associazioni culturali che hanno un finanziamento pubblico di firmare un contratto con lo stato di «impegno repubblicano», passando per maggiori poteri ai Prefetti sul controllo dell’obbligo della neutralità del servizio pubblico (per esempio possono impedire a un sindaco di dare il permesso per orari separati tra uomini e donne nelle piscine comunali). Nella legge non c’è la regolamentazione dell’islam, ma ci sono forti pressioni per “francesizzare” la religione, per la creazione di un consiglio nazionale degli imam evitando gli arrivi dall’estero.