Tutti impegnati a coprire di scherno i preparati biodinamici, dopo il voto contrario della senatrice Cattaneo e la sua chiamata a difesa della scienza di colleghi e istituzioni, poco o nulla si è detto della Legge 988 che disciplina l’agricoltura biologica.

Un insieme di norme attese da anni che riorganizza l’intera materia, semplifica le procedure amministrative, introduce l’uso di un marchio nazionale che distingua i prodotti biologici realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia, stanzia fondi per la ricerca scientifica e per l’informazione sui prodotti biologici. E molto altro ancora. Si tratta dunque di un sostegno importante a un settore della nostra economia in forte espansione.

Oggi con circa 2 milioni di ettari siamo ai primi posti in Ue per superifice coltivata nel 2020 abbiamo venduto prodotti per oltre 4 miliardi di euro. Siamo i secondi esportatori al mondo dopo gli Usa, che ci distanziano di poco (2.981mln di euro contro i nostri 2.619) (Osservatorio Sana 2020, Prospettive di mercato e ruolo per il made in Italy, a cura di Nomisma).

La legge approvata al Senato si inscrive in realtà in una più vasta strategia europea del Green Deal Europa, primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, di cui costituisce parte e tappa particolare un obiettivo di politica agricola, il raggiungimento di una superficie del 25% coltivata a biologico entro il 2030.

Oggi la media è dell’8,5% mentre noi siamo al 15,5%.

Per chi non lo sapesse, la riduzione dell’agricoltura industriale rientra nel più generale piano di transazione ecologica, perché essa contribuisce per almeno il 30% al riscaldamento globale. Nel giugno scorso la Corte dei conti dell’Ue ha espressamente rimproverato alla politica agricola di Bruxelles i ritardi nella riconversione dell’agricoltura industriale a fini di mitigazione climatica.

Dunque, di fatto, la posizione della senatrice Cattaneo e degli scienziati che la sostengono è avversa alla politica climatica dell’Ue e si pone perfino fuori dai timidi tentativi del piano di riconversione ecologica del governo italiano. E nell’opera di denigrazione dell’agricoltura biologica sono rimasti inosservati risvolti politici di estrema gravità.

Che cosa, infatti, si finisce coll’affermare quando si sostiene che in agricoltura biologica «si usano e autorizzano fitofarmaci a volte più pericolosi per l’uomo, per la fauna e per l’ambiente rispetto ai corrispondenti di sintesi»?

Ho già contestato a Cattaneo, sul piano storico e tecnico-scientifico, le critiche rivolte all’agricoltura biodinamica e biologica nel mio articolo su The Post internazionale (13 luglio), dopo averlo fatto più limitatamente sul manifesto (su cui si veda ora l’intervista ad Alessandro Piccolo, del 15/7) e su Micromega(18/6). Non è un caso che la Cattaneo debba dire «a volte», perché il ricorso a fitofarmaci, è l’estrema ratio, non la regola, come nell’agricoltura industriale.

Gli agricoltori biologici combattono parassiti e malattie con il lancio di insetti utili, arricchendo la biodiversità in azienda, utilizzando la strategia della confusione sessuale, ricorrendo agli strumenti alternativi offerti dalla ricerca scientifica, soprattutto da quella ontomologica, non affidandosi a pratiche superstiziose come cerca di far credere Cattaneo.

Non per nulla, negli articoli in cui si occupa di agricoltura biologica tira fuori la polemica contro il metodo Stamina – una pratica medica fallimentare – come se il tentativo di agronomi, scienziati, imprenditori di praticare un’agricoltura meno devastante per l’ambiente e produrre un cibo più sano sia da annoverare tra le tante pratiche truffaldine e antiscientifiche del nostro tempo. E cosa finisce col far credere quando sostiene che, rispetto a quelli convenzionali, i prodotti biologici «non hanno nulla di più se non il prezzo»?

Intanto chiediamo: ma davvero è la stessa cosa mangiare una pesca fatta maturare con gli ormoni (auxine), per rendere possibile la simultanea raccolta meccanica dei frutti, o una che matura sulla pianta in una azienda biologica? Gettare simile discredito su un ambito importante della nostra economia, significa, oltretutto, colpire il nostro made in Italy alimentare.

Che cosa devono pensare i nostri partner commerciali, centinaia di migliaia di consumatori in Italia e all’estero, se un autorevole membro del Senato italiano degrada questo ramo della nostra economia a una truffa? È l’intera immagine del nostro Paese ad essere colpita, perché lìItalia nel mondo è bellezza e cibo di qualità.

E allora come può l’Accademia dei Georgofili, come può un fisico del rango di Giorgio Parisi, che presiede l’Accademia dei Lincei, come possono tante istituzioni scientifiche sostenere, dietro la Cattaneo, una campagna tanto evidentemente infondata, ingiusta, dannosa per il Paese?