Una circolare come quella del ministro Alfano, o le proteste delle «sentinelle in piedi» contro il collettivo gay, fra pochi giorni in Catalogna saranno gravemente sanzionabili. Giovedì scorso il parlamento di Barcellona a stragrande maggioranza ha approvato la «legge per garantire i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, delle persone transgender e degli interessusali e per eradicare l’omofobia, la bifobia e la transfobia».

Si tratta, secondo i suoi promotori, le associazioni Lgbti catalane, di una legge pionieristica in Europa perché prevede un importante regime sanzionatorio contro qualsiasi forma di discriminazione e, aspetto più controverso, un’inversione dell’onere della prova: come in altre legislazioni di tutela, per esempio contro il machismo, per questo delitto saranno gli accusati a dover dimostrare la loro innocenza. Secondo il Partido popular, l’unico a votare contro la legge e i deputati di Unió (democristiani, formano parte del partito al governo in Catalogna, Convergència i Unió), questa norma viola la presunzione di innocenza. Secondo i promotori, avallati dal «Consiglio di garanzie statutarie» catalano, una specie di consulente costituzionale a livello locale, invece, questa è l’unica forma efficace di tutela per le vittime di una discriminazione spesso molto difficile da dimostrare.

La legge presenta una serie di aspetti innovativi, come l’obbligo per le amministrazioni di vigilare contro la discriminazione, per esempio stabilendo misure di appoggio alle organizzazioni che difendono i diritti del collettivo Lgbti, o modificando qualsiasi norma o atto amministrativo che non rispetti la diversità. Si crea un organo consultivo, il Consiglio nazionale delle lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali, e si obbligano le scuole e le università al rispetto per la diversità nell’orientamento sessuale e l’identità di genere. La legge specifica anche l’obbligo per i mezzi di comunicazione di rispettare questi principi e prevede che vengano emesse raccomandazioni sull’uso corretto del linguaggio. Anche il sistema sanitario è obbligato a garantire il diritto a ricevere attenzione «in condizioni di oggettiva uguaglianza». Una sessione a parte è dedicata alla discriminazione in ambito lavorativo. Alle famiglie è dedicato un articolato specifico, per garantire fra l’altro che non ci sia discriminazione nella valutazione per i processi di adozione o che nelle coppie di fatto, nel caso di morte di uno dei due partner, all’altro venga effettivamente garantito il diritto di prendere parte «nelle stesse condizioni che in un matrimonio» alle pratiche relative alle disposizioni funebri. A parte le forti sanzioni economiche, da 128 a 14mila euro, che si aggiungono a quelle eventualmente già presenti nel codice penale, la legge prevede che le persone Lgbti ricevano dall’amministrazione pubblica una «protezione integrale, reale ed effettiva».

Unió si è limitata a votare contro l’inversione della prova, le norme scolastiche e le sanzioni, ma per disciplina di partito non ha votato contro la legge. Il Pp ha sottolineato che la legge è ideologica, ma che sono comunque contro ogni tipo di discriminazione. La chiesa cattolica si è scagliata contro una legge che potrebbe punire le dichiarazioni di molti suoi vescovi. Il segretario dei socialisti catalani, Miguel Iceta, uno dei primi politici in Spagna a dichiarare la propria omosessualità, ha detto durante la votazione, fra gli applausi del pubblico, che sente «rabbia quando qualcuno vuole negare la discriminazione che soffriamo o abbiamo sofferto».