Legalizziamo! È la proposta di legge di iniziativa popolare depositata giovedì scorso alla Corte di Cassazione, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e Radicali Italiani – con la collaborazione e il sostegno della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione, La PianTiamo, Canapa InfoPoint, Ascia, comunità di OverGrow, la coalizione «Legalizziamo la Canapa» e decine di grow shop italiani. Nei prossimi sei mesi dovranno essere raccolte almeno 50.000 firme affinché la proposta possa essere presentata al Parlamento divenendo parte del dibattito istituzionale in corso. L’obiettivo è infatti quello di contribuire a superare le resistenze alla legalizzazione della cannabis attraverso la mobilitazione popolare e di imporre, dopo la prossima assemblea generale dell’Onu, la convocazione di una Conferenza nazionale che sappia finalmente cambiare rotta alle politiche sulle droghe in Italia. Il testo della proposta parte dalla versione calendarizzata alla Camera dalla quale, tuttavia, si diversifica in alcune parti grazie ai contributi delle organizzazioni della società civile, di esperti e giuristi, per rendere il modello di regolamentazione quanto più libero possibile.

La regolamentazione è rivolta ai maggiorenni e prevede, tra l’altro, la libertà di auto-coltivazione individuale fino a 5 piante, con comunicazione da 6 a 10; la possibilità di coltivare associandosi in «cannabis social club» che potranno avere fino ad un massimo di 100 componenti, i quali avranno la possibilità di coltivare cinque piante a testa. Si prevedono inoltre pratiche semplificate per la produzione commerciale; il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica; l’allocazione delle entrate ad attività informative e sociali; una relazione annuale al Parlamento; la depenalizzazione totale dell’uso personale di tutte le sostanze nonché la liberazione per i detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili.

Una proposta di ragionevolezza che prende atto degli ultimi trent’anni di politiche fallimentari sul tema delle droghe, fatte di criminalizzazione, repressione e stigmatizzazione sociale e che tuttavia si scontrerà contro le attuali norme che regolano le leggi di iniziativa popolare.

Un sistema che non aiuta la partecipazione dei cittadini. Nell’era della comunicazione digitale, di internet, dei social media, dove sarebbe facile costruire piattaforme web dove ciascuno – previa verifica della propria identità – possa manifestare il proprio consenso, noi dobbiamo essere sommersi da tonnellate di carta, dalla necessità di avvalersi di autenticatori, dalla produzione di centinaia di migliaia di documenti e certificati elettorali. Una difficoltà sperimentata già nel 2013 quando diverse organizzazioni lanciarono la campagna per le “3 leggi” su carceri, droga e tortura e che, all’epoca, fu superata da una grande partecipazione popolare. Furono molte le persone – giovani e meno giovani – che ci scrissero e si mobilitarono per firmare e raccogliere le firme. I nostri banchetti furono presi d’assalto ovunque si facessero.

È questo l’unico modo che abbiamo, anche oggi, per superare queste barriere legislative.
Sappiamo bene che sul tema delle droghe – come su altre questioni che riguardano le libertà civili – il corpo del paese è proiettato molto più avanti di quanto non sia chi siede nelle istituzioni. Sappiamo che i cittadini pronti a firmare questa proposta sono molti di più dei 50.000 necessari affinché una legge di iniziativa popolare sia presentata al Parlamento.

Per questo l’invito che rivolgiamo a tutti è di mobilitarsi. Il tema riguarda tutti noi, la nostra salute, la nostra libertà, la nostra società.
Legalizziamo! è l’occasione per far sentire la nostra voce.