Sei milioni e settecento cittadini al voto, 761 comuni di cui 109 con più di 15mila abitanti e 20 comuni capoluogo, di cui ben 15 governati dal centrosinistra. Fin qui.

Quello di oggi è il primo test elettorale dalla nascita del governo giallo-verde.

La Lega tenta di capitalizzare subito il «successo» di Matteo Salvini. Che infatti nel corso dei 90 giorni dello «stallo» prima della nascita dell’esecutivo e poi nella sua prima settimana da ministro e vicepremier non ha mai smesso di girare il paese per tirare la volata ai suoi candidati. Per una doppia sfida: prosciugare l’elettorato di Forza italia dentro l’alleanza e rimontare sui 5 stelle.

IL VECCHIO CENTRODESTRA si presenta quasi ovunque unito, nonostante la «rottura» al governo nazionale: che evidentemente così drastica non è.

I 5 stelle tentano di confermare il “botto” del 4 marzo. Ma in molti casi i loro voti saranno deterninanti a decidere il vincitore nella sfida fra destre e Pd: così a Massa, Pisa, Vicenza, Brescia e anche Siena, dove i grillini hanno rinunciato al candidato.

Il Pd in crisi nera fa il vaso di coccio: «Le amministrative non sono un test nazionale. Noi con grande onestà dobbiamo lavorare per accompagnare i progetti locali, sostenendoli dal basso. Bisogna pensare alle città e avere molto rispetto della discussione che ciascuna ha di fronte», ha spiegato il reggente Maurizio Martina a Catania, dove il sempreverde Enzo Bianco tenta l’ennesima riconferma ma senza schierare le insegne del suo partito. Lì l’M5S, che alle ultime amministrative aveva il 4 per cento, alle politiche è balzato al 47.

Ma alle comunali i grillini hanno andamenti difformi dalle nazionali.

La verità è che il Pd a livello nazionale in questa tornata teme il cappotto: in Toscana, per esempio, il rischio è che delle città capoluogo solo Firenze resti governata dai dem.

Livorno, Arezzo, Pistoia e Grosseto le ha già perse nelle tornate precedenti.

[do action=”citazione”]Le «regioni rosse» diventano un ricordo.[/do]

LE CINQUANTA SFUMATURE della sinistra moltiplicano i numeri: ma solo quelli delle liste. Poche le esperienze unitarie, e anche la neonata Liberi e uguali, alla vigilia di un congresso decisivo, nella stragrande maggioranza dei casi rinuncia al suo simbolo.

Alcune le sfide gloriose.

In Sicilia la sinistra a sinistra del Pd praticamente non si presenta, dopo la stravittoria dei 5 Stelle che in alcune circoscrizioni hanno sfiorato il 50 per cento; tranne che a Messina dove il sindaco Renato Accorinti tenta la riconferma, ma senza l’appoggio degli ex Pd che qui riconfluiscono nella casa madre.

A Ancona a sinistra del Pd c’è Altra idea di città che sostiene il candidato Francesco Rubini.

A Brindisi tutto il centrosinistra converge su Riccardo Rossi, appoggiato da Pd, Liberi e uguali e Brindisi bene comune.

PISA È CASO LIMITE: tre liste a sinistra del Pd – Diritti in comune, Sinistra italiana, Pc di Marco Rizzo – più la lista di Campo progressista in appoggio al candidato dem.

In Campania, a Castellammare di Stabia (Na) c’è il candidato di Leu, Tonino Scala.

Ad Avellino la lista «Si può»: nata dall’unione di Sinistra italiana e Possibile, sostiene Nadia Arace e la lista Speriamo che sia femmina.

A Imola, in Emilia-Romagna, è andato l’ex premier Paolo Gentiloni a chiudere la campagna elettorale: la città «rossa» è l’esempio di un centrosinistra ricostituito.

Il Pd ha spalancato le braccia agli ex di Mdp, qui tendenza Errani, per sostenere Carmen Cappello. Si e Possibile si presentano con la lista Sinistra unita. Ma il rischio resta forte: se al secondo turno dovessero convergere i leghisti e i 5 stelle la partita sarebbe persa.

ALTRA MISSION IMPOSSIBLE a Imperia: nella città dove Claudio Scajola si presenta fuori da Forza Italia, il Pd e sostiene il candidato Guido Abbo, mentre Potere al popolo presenta Maria Sepe e Sinistra in comune Lucio Sardi.

A Treviso la Coalizione Civica candida Chaibi Said, consigliere comunale uscente, anche se la sfida per la vittoria è fra Giovanni Manildo, che cinque anni fa sconfisse il proto-leghista Gentilini, e Mario Conte, sostenuto dallo stesso vecchio Gentilini e anche da uno sponsor pesante, il presidente del Veneto Luca Zaia.

NELLA CAPITALE DUE SFIDE tutte rivolte al futuro della sinistra: nei municipi III e VIII, popolosi quanto due città medie, Amedeo Ciaccheri e l’ex assessore di Marino Giovanni Caudo affrontano, entrambi con coalizioni civiche e larghe, i candidati 5S.