L’attacco all’euro, il sogno della separazione dall’Italia e, ovviamente, l’immigrazione. Sono i temi con cui la Lega spera di recuperare voti quando manca ormai un mese alle elezioni europee. E su questi tre cavalli di battaglia il Carroccio è convinto che la strategia giusta sia quella di alzare sempre più i toni. Così, mentre sulle coste siciliane continuano ad arrivare barconi carichi di disperati in fuga dalla guerra, Matteo Salvini soffia sul fuoco chiedendo la sospensione di Mare nostrum, l’operazione di pattugliamento del Mediterraneo messa in campo dalla Marina militare e che dal 18 ottobre scorso, giorno di avvio delle operazioni, a oggi, seppure non senza contraddizioni, ha permesso il salvataggio di 20 mila immigrati. Persone per le quali in molti casi l’intervento militare si è rivelato decisivo, anche se alla Lega non sembra importare. «Presenteremo subito a Camera e Senato la proposta di sospendere l’operazione Mare nostrum che costa 300 mila ero al giorno ai cittadini italiani che finiscono quindi per finanziare gli scafisti e l’invasione delle nostre coste», ha detto ieri il segretario della Lega, condiviso anche dai governatori di Lombardia e Veneto, Roberto Maroni e Luca Zaia, e subito copiato da un gruppetto di senatori di Forza Italia guidati da Maurizio Gasparri.
Anche nelle ultime ore non sono mancati gli arrivi lungo le coste siciliane, dove in un solo giorno sono stati 1.219 gli immigrarti tratti in salvo dai militari. Di questi oltre 828 sono sbarcati nel giorno di Pasqua a Pozzallo, in provincia di Ragusa, aggravando ulteriormente le condizioni del centro di accoglienza. «E’ stata una Pasqua difficile. Il nostro centro può ospitare 180 immigrati e ne abbiamo dentro 284», ha spiegato il sindaco, Luigi Ammatuna, chiedendo aiuto alle istituzioni. Nonostante i numeri, siamo però ben lontani da una situazione di emergenza, tanto più se si considera che la stragrande maggioranza delle persone in arrivo sono profughi, come ha ricordato solo pochi giorni fa alla Camera il ministro degli Interni Alfano. E proprio per rispondere alle sempre maggiori richieste di asilo, Alfano ha anche proposto di istituire delle commissioni per l’esame delle domande in tutte le prefetture.
Ma quella sull’immigrazione è una partita che il governo vuole giocare soprattutto in Europa, specie a partire dal prossimo mese di luglio quando comincerà il semestre di presidenza italiana. Il problema è intendersi sul come l’Europa debba intervenire. Sia Alfano che il ministro degli Esteri Federica Mogherini puntano infatti soprattutto a un potenziamento di Frontex, l’agenzia per le frontiere esterne dell’Europa impegnata da maggio a settembre nelle due missioni Hermes (Sud della Sicilia) e Aeneas (Puglia e Calabria) con due aeroplani, due elicotteri e sei pattugliatori. Missioni per le quali è stato previsto un budget di 7,1 milioni di euro per cinque mesi. Poca roba, se si considera che per Mare Nostrum l’Italia da sola spende 9 milioni di euro al mese. Bruxelles, però, ha già detto di non essere intenzionata a stanziare nuovi fondi: «Non si deve creare l’aspettativa che la Commissione o l’Unione possano prendere la situazione in mano, perché il controllo delle frontiere spetta agi Stati membri, nel rispetto del principio di sussidiarietà e competenze», ha detto alcuni giorni fa il portavoce del commissario Ue agli affari interni. Un’idea che però non è condivisa dai Paesi che si affacciao sul Mediterraneo, Italia, Spagna, Francia, Grecia, Cipro, Portogallo e Malta i cui ministri degli esteri il 17 aprile hanno firmato ad Alicante un documento comune in cui si afferma che «l’Ue deve collaborare anche sotto il profilo finanziario con i Paesi partner che sono sottoposti maggiormente al flusso» migratorio. Roma, in aggiunta, chiede anche una modifica del regolamento di Dublino nel punto in cui è previsto che sia il paese in cui avviene il primo sbarco a farsi carico del richiedente asilo, in modo da poter procedere a una diversa distribuzione dei profughi tra i 28.
Ignara di tutto questo, e soprattutto senza offrire alternative valide, una Lega in affannosa ricerca di voti soffia sul fuoco. Al Carroccio ha risposto il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini: «Le persone in mare vanno salvate e su questo non si può discutere. Da sempre – ha spiegato Nicolini – sostengo che ‘Mare Nostrum’ non sia sufficiente e che l’Europa dovrebbe fare di più affinché la richiesta di asilo non si debba fare arrivando attraversando a nuoto o sui barconi un mare che può uccidere. Finché non ci sarà altro modo di chiedere asilo, di sicuro non potremo lasciarli morire. A Maroni ricordo poi che il nostro Paese è già stato condannato dalla Corte Europea per le politiche dei respingimenti…».