La Lega non molla. Per Salvini la sola alternativa a Marcello Foa, presidente del cda Rai già bocciato dalla commissione di Vigilanza, è Foa Marcello.

Il sentiero obliquo per imporre quel nome passa però per una trattativa serrata con Silvio Berlusconi, il cui pollice verso aveva decretato il naufragio del candidato di Salvini.

I due si vedranno domenica e sul tavolo non ci sarà solo il caso viale Mazzini ma anche le prossime alleanze elettorali, come ha candidamente ammesso Tajani: un mercimonio in piena regola.

L’accordo con Fi si troverà. Resta solo da fissare il prezzo in termini di liste per le prossime amministrative.

Sempre che Foa arrivi davvero a essere ri-candidato.

La bocciatura dovrebbe essere senza appello ma in mancanza di una norma codificata nero su bianco la Lega, spalleggiata dai 5S, tenta invece il blitz. Ieri mattina, in commissione di vigilanza, è arrivata a sorpresa una risoluzione a firma doppia, una del Carroccio (di Paolo Tiramani), e una a 5stelle (di Gianluigi Paragone). Impegna il cda a indicare rapidamente un presidente «senza limitazioni all’eventuale candidatura di ciascun consigliere con l’esclusione del solo ad».

Il semaforo verde per il ritorno in gara di Foa. Il voto sulla risoluzione è stato bloccato perché la questione non era all’odg ma il presidente Barachini ha deciso di calendarizzarla per il 19 settembre dando tempo fino al 18 per gli emendamenti.

La decisione di tentare il blitz ieri è comunque illuminante. La Lega non avrebbe potuto permettersi una mossa del genere senza la garanzia dell’appoggio, decisivo in termini di voti, del partito azzurro.

Immediata la rivolta del Pd e di LeU.

Per i consiglieri del Pd la Risoluzione non può essere messa ai voti perché la riproposizione di un candidato sarebbe illegale. La legge di Renzi, in realtà, non dice nulla in materia. Il Pd Anzaldi segnala però in una lettera ai colleghi il verdetto drasticamente negativo dei costituzionalisti ai quali era stato chiesto un parere prima della pausa estiva.

Escludono l’eventualità di una ricandidatura Beniamino Caravita, consultato dalla commissione, e lo studio Del Re Sandrucci, a cui si era rivolto il Pd.

Un terzo parere, quello degli avvocati Del vecchio e Principato, si limita invece a negare la possibilità per Foa di presiedere in veste di consigliere anziano: «Non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi», chiosa caustico Anzaldi.

Secondo il deputato del Pd la trattativa con Arcore non riguarderebbe solo le prossime amministrative. «Perché la Rai ha lasciato campo libero a Rete4, che da ottobre occuperà al posto di Rai4 il numero 104 della piattaforma satellitare?», si chiede.

La replica leghista è serafica, ai confini della provocazione: «Siamo certi che il Pd non vorrà assumersi la responsabilità di bloccare l’azienda, mettendo a rischio il contratto di servizio».

Invece il Pd e LeU hanno tutta l’intenzione di dare battaglia strenua.

I capigruppo di LeU Fornaro e De Petris denunciano «arroganza e fredda decisione di ignorare la legge».

Carla Cantone, Pd, insiste perché intervenga il presidente della Camera Fico, se non vuole «essere complice di un abuso senza precedenti», e avverte i consiglieri Rai: «Se dovessero riproporre Foa saranno chiamati a risponderne personalmente ed economicamente di fronte alla magistratura contabile e ordinaria».

Parole che preludono certamente a un’iniziativa legale, ove Foa fosse riproposto, del Pd e forse da parte della stessa consigliera in quota Pd Burioni di fronte alla Corte dei Conti.

La tempesta su viale Mazzini sembra più che mai lontana dal concludersi.