Il calcio italiano vara il jolly Covid-19. Il risultato della notte di riflessione della Lega di A che ha prodotto la solita furbata delle istituzioni del pallone in Italia. Dopo una lunga riunione senza un verdetto due giorni fa, ieri ha deciso di rinviare a data da destinarsi Genoa-Torino, prevista domani alle 18.

LA DECISIONE PIÙ ATTESA e logica, dopo la positività multipla al Covid-19 – ora i casi sono 15, tra calciatori e staff tecnico – che si è registrata prima e dopo Napoli-Genoa dello scorso weekend. Soprattutto, oltre al rinvio della partita, la Lega ha stabilito che per i nuovi casi di squadre con più atleti contagiati sarà adottata la formula utilizzata dall’Uefa: si va in campo con 13 giocatori disponibili (di cui almeno un portiere) calcolati sulla lista dei giocatori che hanno il numero di maglia della prima squadra.

Chi non dispone del numero minimo di atleti a disposizione perde la gara, 0-3 a tavolino. C’è però un’eccezione: se una squadra conta più di dieci giocatori contagiati in una settimana (potenziale focolaio), potrà chiedere il rinvio della sua prima gara segnata sul calendario. È appunto il caso del Genoa, che ora non potrà giocarsi questa carta in campionato, dopo averla utilizzata con il Torino. Dunque, la Serie A ha trovato la scappatoia. Una specie di jolly Covid-19, che le squadre potranno giocarsi nel corso del torneo.

LA GIUSTIFICAZIONE È STATA accodarsi all’Uefa, trovando una soluzione a un vuoto normativo. Anche se l’Uefa in questi mesi non si è distinta sempre per buonsenso, anzi: lo scorso agosto, con oltre mille casi al giorno di Covid-19 in Catalogna ha obbligato il Napoli alla trasferta di Champions League a Barcellona, al Camp Nou a porte chiuse, nonostante il club azzurro chiedesse di spostare la partita altrove. E mentre il Covid-19 a marzo diventava pandemia, decise di far giocare a porte aperte un Liverpool-Atletico Madrid di Champions League sul campo degli inglesi, con tremila spagnoli sugli spalti. In realtà si è solo saltato il fossato più immediato con una soluzione che copre il buco a livello regolamentare.

Ma è difficile non ritenere falsato un torneo in cui una squadra colpita da più casi di Covid-19 potrebbe trovarsi costretta a giocare con un gruppetto di giovanissimi. Ed è pure falsato perché se la pandemia colpisse Juventus, Inter, Napoli, insomma le più forti, queste potrebbero trovare il modo di essere competitive per la qualità e la lunghezza della rosa. Ma se toccasse a Crotone, Benevento oppure Parma? In Lega di fronte al pericolo reale si è scelto di non rivedere il protocollo sanitario che impone il tampone solo a 48 ore dalla gara (avversato dai club per i costi, finora spesi complessivamente 6,5 milioni di euro). E per ora la possibilità di rivedere il format del campionato con i playoff e playout è rimasta solo su carta, anzi sulla scrivania del presidente della Figc, Gabriele Gravina.

L’IMPORTANTE È GIOCARE e spedire le fatture a sponsor e pay tv. Quindi, se il Genoa è nei guai per il Covid-19, il problema, secondo le valutazioni della Lega di A, non toccherebbe gli altri club. E se oggi – dopo la prima tornata di test negativa – dovessero saltar fuori un gruppo di calciatori positivi al Napoli, che domenica scorsa si è trovato contro a sua insaputa sette calciatori positivi del Genoa, sarà solo un’incombenza del club di Aurelio De Laurentiis, che si è visto pure aprire un fascicolo alla Procura di Milano, su esposto del Codacons: il 9 settembre aveva partecipato a un’assemblea della Lega Calcio con sintomi riconducibili al Covid-19.

L’opzione Jolly Covid-19 pare condivisa dal viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, a Radio Cusano Campus: «Se c’è una squadra con molti positivi, quella squadra ovviamente avrà dei problemi per giocare, ben diverso è avere altri positivi in tutte le altre squadre. Al momento il rischio di sospensione del campionato non c’è, perché il problema riguarda un’unica squadra, se solamente una squadra ha questi problemi, bisognerà trovare una soluzione per quella squadra, se invece dovessero esserci tanti positivi in tante squadre allora il problema è più ampio, ma non credo che oggi debba essere sospeso il campionato, a meno che non si trovino nei prossimi giorni altri positivi in altre squadre».