L’attesa analisi costi-benefici pare giaccia da settimane sulla scrivania di Danilo Toninelli, secretata. Intanto, la grancassa pro Terzo Valico non perde occasione per ribadire la necessità di un’opera, che precedentemente alla legge obiettivo fu bocciata tre volte dal Via (valutazione d’impatto ambientale). Ieri si è aggiunta la voce del cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco: «Il Terzo valico è un’opera importante, significativa e nazionale che andrà avanti perché il contrario sarebbe un suicidio per il Paese».

Nel tiramolla tra gialli e verdi il contestato Terzo Valico – la linea ferroviaria ad alta capacità tra Genova e Tortona (se ne parla dal 1991) – è una dei principali indiziati a capitolare a favore del Carroccio. La parte pentastellata del governo, per ora, tace in un silenzio imbarazzato, mentre la componente leghista la spinge a più non posso con il viceministro Rixi: «È l’opera più importante del Paese».

I rapporti tra movimento No Tav Terzo Valico e M5S sono ai minimi termini. Ancora peggiorati dopo il recente voto del gruppo regionale ligure dei 5 Stelle a favore di una mozione che impegna la giunta a fare pressione sul governo per difendere il Terzo Valico accanto ad alcune infrastrutture strategiche come il raddoppio ferroviario Finale-Andora e la realizzazione della Pontremolese. La capogruppo M5S Alice Salvatore si è giustificata dicendo di essere caduta nel tranello della mozione di Pastorino (Rete per la Sinistra) e Battistini (ex 5S).

Il movimento ligure-piemontese contro l’alta velocità sabato sarà a Torino per la manifestazione No Tav; non prepara una contestazione ai grillini (in piazza contro la Torino-Lione), ma se interverrà dirà come la pensa: «Si sono sottratti dalla battaglia politica sul Terzo valico – sostiene Eugenio Spineto di Arquata Scrivia, uno dei portavoce del movimento – emulando la vecchia politica che prima delle elezioni diceva una cosa e una volta al governo ne faceva un’altra. Hanno smesso di denunciare il problema amianto sia per i danni alla salute che per l’impatto economico: lo smaltimento farà lievitare i costi. Non ci si può accontentare dell’analisi costi-benefici, i numeri non sono neutri. La discussione dovrebbe tornare politica, ma non è la volontà del M5S. In questa fase, visti anche i guai giudiziari, l’opera andava per lo meno congelata, invece niente. Questi 50 chilometri di tunnel collegano il nulla, non viene previsto un investimento né a Genova né a Tortona, è un buco nella montagna dal costo sproporzionato. Anche negli attuali lavori nei cantieri, la millantata trasparenza dei pentastellati è stata inevasa: la situazione è nebulosa».

Il Terzo Valico ha perso pezzi al suo vertice: dopo l’uscita di scena di Marco Rettighieri, commissario del Cociv (il general contractor), ha dato le dimissioni anche la commissaria del governo Iolanda Romano. Il timore che serpeggia tra i No Tav è che il nuovo commissario sarà scelto in area 5S per vigilare e allo stesso tempo avallare l’opera.

A Torino arriveranno attivisti anche dalla Valpocevera, quella che si protende sotto lo scheletro del ponte Morandi: «Ribadiremo – dice Davide Ghiglione di Pontedecimo, consigliere di Chiamami Genova al V Municipio – la nostra contrarietà al Terzo Valico e al modello di sviluppo che lo sponsorizza. Nei nostri quartieri i problemi son ben altri: la mancanza di servizi e l’inefficienza del trasporto pubblico».