Grande confusione sotto il cielo del calcio, com’era nell’aria da giorni dopo l’asta finita deserta la scorsa estate, ieri l’Assemblea della Seria A ha deciso di rifiutare la proposta di 830 milioni arrivata al termine delle trattative private tenute con Sky e Mediaset premium, ben al di sotto della soglia minima che i presidenti di A e la Lega pensavamo di ottenere, ovvero 1 miliardo e 50 milioni di euro. Nel dettaglio, Sky avrebbe rilanciato passando da una prima offerta di 81 milioni di euro a circa 150 milioni, per i pacchetti D1-D2, con le partite in esclusiva di 12 squadre (inclusa la Roma) e i relativi diritti accessori, comunque al di sotto del prezzo minimo di 320 milioni di euro. Con Mediaset Premium che non ha rilanciato di un euro, confermando la sua offerta iniziale che si aggirava intorno ai 200 milioni di euro per il pacchetto B (8 squadre fra cui le cosiddette big), resta lontano il target di un miliardo e 50 milioni fissato dalla Lega Serie A e dall’advisor Infront.

E qui si palesa lo scenario – di cui parlava su queste pagine ieri Luca Pisapia, dell’inserimento nella trattativa degli spagnoli di MediaPro che hanno partecipato al bando subordinato per intermediari indipendenti. Il gruppo iberico offrirebbe 990 milioni di euro (bonus compresi) per tre anni, proposta che con le altre verrà esaminate già nella prossima settimana.
In serata è però giunta la notizia di una lettera arrivata dal quartier generale di Sky, nella quale il gruppo di Murdoch si impegnerebbe a sublicenziare in esclusiva a terzi almeno una porzione dei diritti televisivi, e a offrire i propri canali con la Serie A a tutte le piattaforme che ne facciano richiesta, a condizioni eque e non discriminatorie. Naturalmente, h sottolineato l’emittente satellitare nella lettera, tutto ciò è condizionato alla possibilità per Sky di utilizzare i diritti anche direttamente per i propri clienti su tutte le piattaforme. Per Sky, secondo la procedura della Lega l’intermediario finanziario può anche realizzare prodotti audiovisivi e quindi diventare un operatore della comunicazione.

Com’era inevitabile, la vicenda dei diritti tv ha messo in stand by la governance del pallone, l’unica novità è l’incontro avvenuto nella mattinata di ieri tra metà dei club di Serie A e due dei candidati alla presidenza della Federcalcio, Gabriele Gravina e Damiano Tommasi, impegnandosi a far convergere i loro voti sul presidente della Lega Pro e invitando quello dell’Assocalciatori a fare sintesi. Per il momento Tommasi resta in corsa: se invece decidesse di affiancare Gravina, si formerebbe una coalizione che si attesterebbe attorno al 55% dei consensi.