Stamattina i responsabili degli oltre 700 concessionari italiani e stranieri della Fiat Chrysler troveranno ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano d’Arco gli operai a presidiare gli ingressi. Sono i colleghi di Pino De Crescenzo, morto suicida mercoledì dopo sei anni di cassa integrazione a zero ore nel reparto Wcl di Nola, il polo della logistica Fiat mai entrato in funzione.

Ieri si erano ritrovati al funerale nella parrocchia di Pomigliano che Pino frequentava fin da bambino, oggi tornano ai varchi perché non ci stanno a lasciare che la kermesse orchestrata dal Lingotto proceda come se il loro collega non fosse mai esistito o la sua morte non avesse valore. Il Comitato di lotta cassaintegrati e licenziati, Lo Slai Cobas in cui Pino militava, la Fiom sono presenti per ricordare che la cura Marchionne ha un costo e lo pagano gli operai tutti i giorni.

“Hanno organizzato una festa buona per la politica e per i sindacati di circostanza – commenta Luigi Aprea, dello Slai Cobas –, certo non è per le confederazioni di base né per gli operai. Neppure per quelli che lavorano sulle linee, sotto ricatto tutti i giorni, come se avessero una pistola alla tempia”.

La tensione è forte a Pomigliano: “Pino – spiega lo Slai Cobas – era finito con altri 315 operai in cig senza fine: il Wcl di Nola non è mai entrato in funzione perché la logistica, in una fabbrica automobilistica, è necessariamente svolta in loco, essendo funzionale all’alimentazione dei particolari da assemblare alle scocche nelle linee del montaggio carrozzeria. Il Wcl sintetizza al massimo le frottole industriali della Fiat, plaudite dall’intero quadro politico-istituzionale e sindacale”.

Gli allestimenti sono proseguiti anche nel giorno del funerale, così al Giambattista Vico sono arrivate poltrone, tappeti, maxischermi e hanno persino completato il palco per la convention della rete vendita. Ad accogliere gli ospiti il responsabile delle attività dell’azienda in Europa, Medio Oriente e Africa, Alfredo Altavilla. Da Torino spiegano che Marchionne non ci sarà, ma in molti si aspettano per oggi una sua sortita.

Le indiscrezioni davano tra i partecipanti anche possibili investitori, partner con cui coprodurre nuove vetture. La sola Panda al Vico non basta ma un secondo modello non sembra esserci all’orizzonte. La Fiat ha più volte provato, ad esempio con la Mazda, ad avviare nello stabilimento napoletano delle partnership su piattaforme comuni. Per ora senza esito.

Nei vertici il clima è sereno: all’ad andranno 7 milioni di stock grant, suddivise in tre anni, approvate dagli azionisti del 2012. Il Comitato Mogli Operai Pomigliano fa però l’elenco dei costi umani della ristrutturazione: “A Pomigliano d’Arco, qualche giorno fa, stava per suicidarsi lanciandosi dal tetto insieme ai suoi tre figli M. D., moglie di un operaio da 7 anni licenziato arbitrariamente e ancora in attesa della causa, rimandata alle ‘calende greche’ dal Tribunale di Nola. La notte dello scorso ottobre un altro operaio Fiat in cig ha tentato il suicidio gettandosi dal cavalcavia dell’A16 a Marigliano. Già nell’agosto del 2011 C. P., 44 anni di Scampia, tentò il suicidio tagliandosi le vene. Il primo maggio 2010 M. C., addetto del polo logistico di Nola, dopo essersi licenziato un mese prima per disperazione, si lanciò dal balcone della propria casa a Castellammare. Sono decine le minacce di suicidio di lavoratori disperati che si vedono precluso dalla Fiat ogni futuro”.