Milano o Caserta, la sostanza non cambia. Gli americani non si smentiscono, quando dicono ristrutturazione vuol dire massacro, se invece decidono di smobilitare allora bisogna essere in grado di esprimere una forza fuori dall’ordinario per cercare di resistere. E’ andata così nello stabilimento Jabil di Cassina de’Pecchi (Milano), dove da più di due anni è in corso una battaglia straordinaria per mantenere in vita la fabbrica della multinazionale americana della manifattura elettronica. Sono 325 persone che hanno dato vita a uno dei presidi più lunghi della storia operaia non solo recente

E per il terzo inverno un’ottantina di operai sono ancora lì, fuori dai cancelli; presidiano la fabbrica e proteggono i macchinari nella speranza che vada in porto la delicata trattativa che dovrebbe garantire il subentro di un nuovo imprenditore. Potrebbero anche farcela, sembra che sul tavolo della prefettura stia per concretizzarsi una proposta seria (piano industriale) per mantenere in vita un’azienda tecnologica strategica. Il prossimo appuntamento della “resistenza” a oltranza è stato fissato per il 14 dicembre, un altro corteo operaio supportato dalla Fiom-Milano.

Qualunque sia l’esito della vicenda milanese, si capisce da questo precedente quanta apprensione abbia suscitato il piano di “ristrutturazione” che la stessa multinazionale americana ha annunciato ai 750 lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise: per 440 di loro è previsto il licenziamento. Che la situazione sia “gravissima”, lo ha ammesso per prima Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom Cigl e responsabile del settore Information and Comunication Technology (Ict): “La Fiom esprime la sua totale contrarietà al piano dell’azienda”.

In effetti, più che un piano sembra una ritirata definitiva, considerando che la fabbrica di Marcianise è l’ultima unità operativa della Jabil rimasta in Italia, un’azienda che ha mercato in un settore fortemente in crisi come quello telecomunicazioni. Nokia Siemens (oggi Nokia Solution Networks) ed Ericsson, che per molti anni sono stati clienti di Jabil, ultimamente hanno ridotto sensibilmente le commesse provocando una situazione di grave crisi. Sarà una vertenza tutt’altro che facile, tanto più che il sindacato dei metalmeccanici si è appellato al governo Letta chiedendo un “intervento immediato” – un po’ come chiedere la luna. Ma la lotta è appena cominciata. “Proprio per difendere e rilanciare quello che rimane dell’information and comunication technology nel nostro paese – spiega Roberta Turi – la Fiom ha proclamato per il 12 dicembre lo sciopero generale del settore con manifestazione davanti alla presidenza del consiglio dei ministri. Sono necessari interventi concreti e immediati per salvaguardare tutta la filiera dell’Ict, si devono bloccare i licenziamenti per non disperdere saperi e competenze importanti e depauperare ulteriormente territori come quello di Caserta che si sta velocemente de-industrializzando. C’è bisogno di una vera politica industriale per il settore, non c’è più tempo, il governo intervenga immediatamente”.