«Show me how to do it, I’m overwhelmed, keep on pretending. Love is all we need». C’è tutto in questi versi di Bubu, il singolo che a novembre ha anticipato la pubblicazione di Glowing, il nuovo disco di Lim, uscito per La Tempesta International. La stanchezza, le difficoltà di chi non si riconosce più nella sua vecchia identità. Il viaggio di scoperta di sé, il percorso di transizione intrapreso da Liam, la scelta del suo nuovo nome e dell’uso dei pronomi maschili, una libertà nuova, che il sound influenzato dalla house, l’elettronica a tratti intimista ma pronta a esplodere in travolgenti beat da clubbing, esprime alla perfezione.

MENTRE la ricerca di comunità, di unione, di amore, sono quegli appigli in grado di far sostenere un cambiamento, una rivoluzione totale. «Per me si è trattato davvero di un ribaltamento di visione rispetto alla realtà che ho sempre vissuto e a come mi sono presentato finora», spiega Liam. «A un certo punto non mi sentivo più bene ad espormi, e non poterlo fare quando di lavoro fai il musicista può diventare problematico. Mi ha fatto molta paura non essere più in grado di gestire la mia vita emotiva e personale. Questo ha portato via tempo alla musica, per quanto questa sia stata il mezzo principale con cui mi sono sempre curato. Stavolta però non era più sufficiente». Solo con l’apertura, la condivisione, il sostegno di persone amiche, Liam ha ritrovato stabilità, in un percorso che richiede grande pazienza e tempi lunghi. «Il supporto e la cura da parte di persone amiche o che mi seguono, mi hanno aiutato a uscire dalla difficoltà a espormi», racconta Liam. «Ho dovuto reimparare a fare le foto per esempio, ma soprattutto a capire cosa mi fa stare bene, e questa è la cosa più difficile.

NON È POSSIBILE, per quanto ne so io, riuscire a stare bene con se stessi se piano piano non ci si ricava un safe space con delle persone che ti fanno sentire a posto anche nel momento in cui presenti il cambiamento. È un lavoro di accoglienza quello che i miei amici hanno fatto, imparando a loro volta come farlo. Serve tantissimo lavoro di educazione dell’altro, per relazionarsi nel modo giusto in queste situazioni». Grazie all’aiuto di una psicologa, di gruppi di supporto (anche per i genitori), di comunità fisiche e online in cui trovare consigli e incoraggiamento, la musica è poi tornata. Glowing, prodotto da Riva, con il mixaggio di Stefano Scattolin e il mastering di Tapewave, è stato concepito in due anni, un lungo periodo in cui molte cose per Liam sono cambiate. È il primo disco del suo progetto solista da quando è finita l’esperienza con gli Iori’s Eyes, dopo due ep, Comet del 2016 e Higher Living del 2018.

NEL MEZZO, la scorsa estate, per Liam c’è stato anche il tour nel ruolo di bassista della band di Myss Keta, i Dpcm. La ricerca in continua evoluzione della sua musica, fin dai tempi degli Iori’s Eyes, il suo percorso personale, hanno reso Liam uno dei musicisti simbolo della comunità Lgbtqi+ in Italia. Ma come sta la scena musicale queer? «All’estero ci sono dei punti di riferimento importanti, come Arca, Sega Bodega, Kae Tempest. La morte di Sophie per me è stata un lutto enorme. Diciamo che a livello internazionale esiste una comunità rilevante, e soprattutto secondo me c’è anche più chiarezza nel trattare questi temi». Per quanto riguarda l’Italia, dove recentemente sono usciti dischi importanti come Everything burns di Ryf e dove anche al festival di Sanremo si è vista un’estetica nuova, grazie ad esempio a Mahmood e Blanco o a La Rappresentante di Lista, «in realtà gli artisti queer, trans e non binary ci sono, suonano ai festival, non sono ancora tantissimi per ora, ma credo che da qui a dieci anni le strade saranno veramente spalancate a questo tipo di realtà». E il tempo potrà forse aiutare ad affrontare nel modo giusto alcune problematiche. «Manca infatti ancora un’educazione su questi argomenti. Perché se io vado a un festival mi chiedo: i bagni sono divisi per genere? O magari vengono controllati i documenti, quando questo per molte persone trans è un problema? Si cerca una certa immagine estetica, ma ancora non si comprende il vissuto di queste persone. E ciò viene con il tempo, insieme».