Su Wikipedia in lingua russa, la pagina dedicata alla guerra è intitolata «Invasione russa dell’Ucraina» (anche se fra parentesi propone “nomi” alternativi fra cui l’ufficiale «operazione militare speciale»), cita le vittime civili ucraine, le difficoltà incontrate sul campo dalle forze armate di Mosca, e fonti come la Bbc o l’Onu.

Una notevole distanza dalla propaganda del Cremlino – unica autorizzata nel Paese pena fino a 15 anni di carcere. Non a caso è dal primo marzo che Wikipedia in Russia è minacciata dal Roskomnadzor, il regolatore statale delle comunicazioni, con l’accusa di «diffondere informazioni illegalmente», fra cui notizie di «numerose morti fra le forze armate della Federazione russa e fra la popolazione civile ucraina, inclusi bambini».

E anche se non è mai (per ora) arrivato il paventato “scollegamento” della Russia da internet, la censura si è abbattuta senza tregua su ogni fonte di informazione alternativa – compresi i social network: da lunedì Facebook e Instagram sono state ufficialmente etichettate da un tribunale moscovita come «organizzazioni estremistiche».

In questo contesto, la Russia dal 24 febbraio è diventato il Paese al mondo con il maggior numero di download di Wikipedia: un modo per salvare le informazioni contenute sull’enciclopedia open source per la quale il rischio di venire oscurata è sempre più imminente. Dalla prima metà di marzo – come emerge dai dati riportati dall’organizzazione che realizza statistiche web Kiwix – è stata scaricata 105.889 volte, un aumento del 4000% rispetto a prima dell’invasione, quando la Russia «raramente entrava nella top 10» dei paesi con il maggior numero di download. Ma il numero di download e accessi all’”enciclopedia libera”, come ha spiegato a Slate il direttore di Kiwix

Stephane Coillet-Matillon, è probabilmente anche più alto: «Molte persone in Russia si stanno servendo di server Vpn o di browser Tor, con cui nascondono la loro posizione». Che Wikipedia, come tutta la sfera digitale, sia diventata un ulteriore campo di battaglia della guerra lo dimostra anche l’arresto in Bielorussia, dieci giorni fa, di Mark Bernstein, redattore (come tutti senza compenso) dell’enciclopedia accusato di «diffusione di informazioni false anti-russe».

E lo scontro russo-ucraino su Wikipedia precede l’invasione stessa: sin dal 2003 ci si è scontrati sul modo in cui si scrive il nome della capitale ucraina – se alla russa (Kiev) o nella lingua del Paese (Kyiv). Dopo l’annessione della Crimea, e il lancio dell’hashtag #KyivnotKiev, nel 2020 ha infine prevalso la dizione ucraina.